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Deposizione (Caravaggio)

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{{Opera d'arte |immagine = Caravaggio - La Deposizione di Cristo.jpg |grandezza immagine = 300px |titolo = Deposizione |artista = [[Caravag

Storia

Il dipinto venne commissionato da Girolamo Vittrice per la cappella dedicata alla Pietà, di proprietà dello zio - Pietro Vittrice (defunto il 26 marzo 1600) - che si trova nella chiesa di Santa Maria in Vallicella a Roma, celebre sede dell'Oratorio di san Filippo Neri[1].

La commissione

Secondo Rodolfo Papa, che riprende studi di Zuccari e Calvesi, non è del tutto casuale che i Vittrice si siano rivolti a Caravaggio per la realizzazione di questo dipinto, poiché questa famiglia, come pure quelle di altri illustri committenti di Merisi, era legata all'ambiente oratoriano e dunque alla frangia pauperista e populista della Chiesa, i cui ideali di religiosità popolare collimavano con quelli borromaici che il giovane Caravaggio aveva assorbito in Lombardia e che la sua pittura traduceva perfettamente in immagine.[2]. Per Ferdinando Bologna, invece, non sono documentati in modo preciso i rapporti fra Federico Borromeo, gli Oratoriani e Caravaggio: come per altri lavori realizzati per le chiese tenute da congregazioni religiose, i dipinti, generalmente pale d'altare, non erano commissionati direttamente dall'ordine, ma da privati che avevano in concessione le cappelle.[3]. La cappella Vittrici era stata edificata da Pietro, guardarobiere e maggiordomo di papa Gregorio XIII, molto devoto a S. Filippo Neri; nel 1588, la chiesa venne riedificata e così Pietro si prese l'incarico della ristrutturazione della propria Cappella e della relativa decorazione; i lavori furono affidati all'architetto Giovan Battista Guerra che terminò la cappella nel 1602[4]. Dai documenti pubblicati da Alessandro Zuccari apprendiamo che il nipote Girolamo, alla morte dello zio Pietro, il 26 marzo del 1600, prende in carico l'impegno di occuparsi della cappella di famiglia e che per collocarvi il quadro del Caravaggio richiede la restituzione del dipinto che vi si trovava precedentemente, cosa che la Congregazione si impegna a fare (doc. del 6 settembre 1604): "si dia al nepote del Signor Pietro Vittrice il quadro della Pietà con il suo ornamento di legno, che dimanda havendo di sua cortesia fatto fare il quadro nuovo del Caravaggio, al quale non serve il sopra[ detto] ornamento di legno"[5]. Girolamo il 21 ottobre 1609 dichiara di aver ricevuto indietro il dipinto[6]. Da quanto scritto si evince che il committente del dipinto della Deposizione è appunto Girolamo Vittrici, il quale, secondo il Bologna, non sembra essere, per ritardi e disguidi, propriamente legato allo spirito devozionale dello zio; inoltre Girolamo non intende partecipare alle spese della decorazione della cappella, ma solo a quelle del dipinto di Caravaggio; decorazione basata sull'iconografia della Sacra Sindone, questa sì cara agli Oratoriani e al Borromeo, alla quale, però, il quadro del Merisi sembra essere estraneo, mentre i pittori di stretta osservanza oratoriana e borromaica, protetti del cardinal Baronio, sono altri[7].

L'esposizione

Il dipinto, realizzato negli ultimi anni di permanenza a Roma di Caravaggio, fu lodato anche dai biografi seicenteschi, generalmente preoccupati dalla (a parer loro) eccessiva aderenza al dato naturale da parte di Merisi, poco propenso ad idealizzare soggetti e personaggi nei suoi dipinti. Tali lodi furono riportate persino da Giovanni Baglione che, con molta franchezza, scrisse:

"Nella Chiesa nuova alla man ritta v'è del suo nella seconda cappella il Christo morto, che lo vogliono sepellire con alcune figure, a olio lavorato; e questa dicono, che sia la migliore opera di lui"[8].

Queste, invece, la parole di Giovanni Pietro Bellori:

" Ben tra le migliori opere, che uscissero dal pennello di Michele si tiene meritatamente in istima la Depositione di Christo nella Chiesa Nuova de'padri dell'Oratorio; situate kle figure sopra una pietra nell'apertura del sepolcro. Vedesi in mezzo il sacro corpo, lo regge NIcodemo da piedi abbracciandolo sotto le ginocchia e nell'abbassarsi le coscie, escono in fuori le gambe. Di là San Giovanni sottopone un braccio alla spalla del Redentore, e resta supina la faccia, e 'l petto pallido à morte, pendendo il braccio col lenzuolo; e tutto l'ignudo è ritratto con forza della più esatta imitazione. Dietro Nicodemo si veggono alquanto le Marie dolenti, l'una con le braccia sollevate, l'altra col velo à gli occhi, e la terza riguarda il Signore"[9].

Trafugamento e restituzione

Il dipinto rimase nella cappella fino al 1797 quando, in seguito al Trattato di Tolentino, fu rimosso dalla cappella, affidato a Giuseppe Valadier (incaricato dai francesi di prenderlo in consegna), e trasferito a Parigi assieme a molte altre opere ed infine esposto al Musée Napoleon.[10] Unica opera di Caravaggio ad essere requisita dalle chiese di Roma, la Deposizione entrò a far parte della Pinacoteca di Pio VII, e dunque dell'odierna Pinacoteca vaticana, solo in seguito alla sua restituzione, nel 1816.[11]

Descrizione ed Iconografia

L'opera, nel suo insieme, è semplicemente grandiosa allo stesso tempo e ritrae il momento

Note

  1. ^ Per quanto riguarda i documenti relativi alla Cappella della Pietà alla Chiesa Nuova e all'opera del Caravaggio, cfr., Alessandro Zuccari, La Cappella della Pietà alla Chiesa Nuova ed i committenti del Caravaggio, in Storia dell'Arte, 47, 1983, pp.53-56; Maurizio Marini, Caravaggio pictor praestantissimus, ed. ultima, Roma, Newton Compton, 2005, n. 55, p. 470
  2. ^ Vedi Rodolfo Papa, Caravaggio, Firenze: Giunti, 2002, p. 90, Alessandro Zuccari, op. cit; Maurizio Calvesi, La realtà del Caravaggio, Torino, Einaudi, 1990, pp. 31-318 e Andrew Graham-Dixon, Caravaggio: a life sacred and profane, New York: Allen Lane, 2010, p.278.
  3. ^ 3. Ferdinando Bologna, L'incredulità di Caravaggio, ult. ed., Torino, Bollati Boringhieri, 2006, pp.108-111.
  4. ^ 5. Maurizio Marini, Op. Cit., p. 470
  5. ^ Cfr. Zuccari, op. cit., p.54 e Marini, op. cit., p. 470, Bologna, Op. cit., p. 110.
  6. ^ Zuccari, op. cit. p. 54
  7. ^ Ferdinando Bologna, Op. Cit., p. 111. L'iconografia della Sindone nella decorazione della Cappella rivela il suo carattere devozionale squisitamente riformistico come testimonia l'incisione che illustra l'Explicazione del lenzuolo ove fu involto il Signore, 1598, del Paleotti. Sui protetti del Baronio e Federico Borromeo si veda la nota erudita del Bologna, op. cit., p. 545, n. 18. I pittori preferiti sono soprattutto il Barocci, il Pomarancio, Federico Zuccari e Cesare Nebbia.
  8. ^ 8. Giovanni Baglione, Le vite de' pittori, scultori et architetti dal pontificato di Gregorio XIII del 1572 in fino a'tempi di papa Urbano VIII nel 1642, Roma, 1642, pp. 136-139 (p. 137 )
  9. ^ 9. Gian Pietro Bellori, Le vite de' pittori, Scultori et Architetti moderni, Roma 1672, pp. 201-15, a c. G. Previtali, 1976, pp. 211-233 (p. 207).
  10. ^ Gianni Colosio, L'annunciazione nella pittura italiana da Giotto a Tiepolo, Roma: Teseo, 2002, p.557.
  11. ^ Rodolfo Papa, Caravaggio: lo stupore nell'arte, San Giovanni Lupatoto: Arsenale, 2009, p.171. Antonio Paolucci, "Il pittore “maledetto” che capì il senso della spiritualità moderna", in L'Osservatore Romano, 18 febbraio 2010, pagina 5.

Bibliografia

  • Giovanni Baglione, Le vite de' pittori, scultori et architetti dal pontificato di Gregorio XIII del 1572 in fino a' tempi di Papa Urbano Ottavo nel 1642, Roma, Stamperia d'Andrea Fei, 1642.
  • Giovanni Pietro Bellori, Le vite de' pittori, scultori et architetti moderni, Roma: Mascardi, 1672.
  • Gianni Colosio, L'annunciazione nella pittura italiana da Giotto a Tiepolo, Roma, Teseo, 2002.
  • Andrew Graham-Dixon, Caravaggio: a life sacred and profane, New York, Allen Lane, 2010.
  • Antonio Paolucci, Il pittore “maledetto” che capì il senso della spiritualità moderna, in L'Osservatore Romano, 18 febbraio 2010, pagina 5.
  • Rodolfo Papa, Caravaggio, Firenze: Giunti, 2002.
  • Rodolfo Papa, Caravaggio: lo stupore nell'arte, San Giovanni Lupatoto, Arsenale, 2009.
  • A. Moir, Caravaggio, New York, 1982
  • Maurizio Marini, Caravaggio pictor praestantissimus, Roma, Newton Compton, 2005.
  • Ferdinando Bologna, L'incredulità di Caravaggio, Torino, Bollati Boringhieri, 2006.
  • Avigdor Posèq, Caravaggio's and the antique, London, 1998.
  • Mina Gregori, Caravaggio, introduzione, in AA.VV., The age of Caravaggio, New York, 1985.
  • Alessandro Zuccari, La cappella della Pietà alla Chiesa Nuova ed i committenti del Caravaggio, in Storia dell'arte, 47, 1983, pp. 53-56.
  • Antonio Paolucci, Deposizione (scheda), in Claudio Strinati (a cura di), Caravaggio (Catalogo della Mostra tenuta a Roma nel 2010), Milano, Skira, 2010, pp. 147-151, ISBN 978-88-572-0601-1.

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