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Francesco Cappa

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Francesco Cappa
NascitaCasale Monferrato, 11 giugno 1888
MorteLugugnana, 5 novembre 1917
Cause della morteCaduto in combattimento
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Italia
Forza armataRegia Marina
Anni di servizio1910-1917
GradoTenente di vascello
GuerreGuerra italo-turca
Prima guerra mondiale
CampagneFronte italiano (1915-1918)
BattaglieBattaglia di Caporetto
Comandante didirigibile F.4
Decorazionivedi qui
Studi militariRegia Accademia Navale di Livorno
dati tratti da Grande Enciclopedia Aeronautica[1]
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Francesco Cappa (Casale Monferrato, 11 giugno 1888Lugugnana, 5 novembre 1917) è stato un militare e aviatore italiano, che si distinse particolarmente durante la guerra italo-turca e la prima guerra mondiale. Nella Grande Guerra fu comandante del dirigibile F.4, e poi osservatore d'aeroplano presso la 259ª Squadriglia. Decorato di due Medaglie d'argento e una di bronzo al valor militare.

Nacque a Casale Monferrato l'11 giugno 1888, figlio di Cesare e di Maria Mussa.[2] Dopo aver conseguito il diploma liceale presso il Liceo Ginnasio "Cesare Balbo" nel 1906, si arruolò nella Regia Marina iniziando a frequentare, dal 26 novembre, la Regia Accademia Navale di Livorno.[2] Compì tre campagne di istruzione a bordo della nave Etna (1907-1908-1909), e il 3 marzo 1910 fu nominato guardiamarina,[3] imbarcandosi sulla nave da battaglia Vittorio Emanuele.[3] Dopo lo scoppio della guerra italo-turca, il 19 ottobre 1911 condusse un plotone da sbarco a punta della Giuliana, nei pressi di Bengasi, meritandosi una Medaglia di bronzo al valor militare.[3] Nel mese di aprile 1912 prese parte al bombardamento dei forti dei Dardanelli. Il 31 luglio fu trasferito a bordo della nave da battaglia Ammiraglio di Saint Bon, venendo promosso sottotenente di vascello il 2 settembre.[4] Dopo la fine della guerra operò in acque libiche, e nel mese di dicembre fu trasferito sulla corazzata Sardegna, passando poi sulla Regina Elena, sull'incrociatore protetto Giovanni Bausan e infine sull'incrociatore corazzato Francesco Ferruccio.[5]

Ricevuto un Encomio Solenne il 1 novembre 1914, nell'ottobre dello stesso anno si imbarcò sul cacciatorpediniere Ardente, venendo poi promosso tenente di vascello e divenendo vicecomandante della nave.[6] Si trovava imbarcato sull'Ardente all'atto dell'entrata in guerra del Regno d'Italia, avvenuta il 24 maggio 1915.[6] Nel mese di agosto fu trasferito sulla nave da battaglia Roma, ma a causa dell'inazione della flotta, chiese, ed ottenne, il trasferimento ai reparti dell'aviazione navale, assegnato all'idroscalo di Campalto, presso Venezia.[7] Appassionatosi ai dirigibili, li studiò attentamente, e trasferito al Cantiere aeronautico di Baggio, Milano, assistette a tutte la fasi della costruzione dello F.4 e divenne stretto collaboratore dell'ingegnere Enrico Forlanini.[7] Quando l'aeronave fu pronta fu trasferita sull'aeroscalo di Ferrara, e lui ne divenne dapprima ufficiale di bordo, e poi comandante quando il dirigibile fu assegnato all'aeroscalo di Jesi.[7] Quando l'F.4 fu riportato a Baggio verso la fine dell'estate chiese, ed ottenne, il trasferimento a una squadriglia idrovolanti, ed il 13 settembre fu assegnato alla 259ª Squadriglia di stanza sulla Regia Stazione idrovolanti "Giuseppe Miraglia" dell'isola delle Vignole di Venezia in qualità di osservatore d'aeroplano.[8] Si distinse subito eseguendo voli di ricognizione in solitaria su Trieste, Pola e lungo la costa dalmata e istriana.[8] Il 19 ottobre il 2° Capo torpediniere pilota Giosellino Corgnolino ed il Tenente di Vascello Cappa effettuano una scorta ai monitori con il Macchi.

Dopo l'esito infausto della battaglia di Caporetto la sua squadriglia operò intensamente in azioni di bombardamento contro le truppe nemiche in avanzata.[8] Il 5 novembre decollò su un Macchi M.3 con il pilota Arnaldo De Filippis, per bombardare un ponte di barche sul Tagliamento, e dopo aver eseguito la missione i due si accinsero a ritornare alla base quando l'M.3 venne attaccato da quattro aerei nemici.[9] Colpito al serbatoio della benzina a Latisana dall'Albatros D.III dell'asso dell'aviazione Godwin Brumowski che arriva alla 24ª vittoria in collaborazione con Frank Linke-Crawford e Rudolf Szepessy-Sokoll, l'aereo prese fuoco precipitando al suolo vicino a Lugugnana, con la morte dei due sfortunati aviatori.[9] Nel 1937 gli fu intitolato l'aeroporto di Casale Monferrato.

Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Ardito osservatore di idrovolanti compì audaci missioni di guerra riportandone dati preziosi. In una circostanza, prendendo volontariamente parte ad una efficace azione di bombardamento nelle linee nemiche veniva attaccato da un apparecchio e precipitava con l'idroplano in fiamme incontrando morte gloriosa. Latisana, 5 novembre 1917
— Regio Decreto 3 gennaio 1918.
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Animato da ardente desiderio di partecipare alle più rischiose azioni di guerra, chiese sempre di essere destinato dove maggiore era il pericolo. Comandante di silurante, ufficiale di bordo di aeronave, comandante di squadriglia di idrovolanti, compì le azioni più importanti e difficili, finché dopo essersi prodigato per due anni nelle più ardite missioni di guerra, cadde mortalmente durante un'azione di bombardamento su Latisana. Maggio 1915-novembre 1917
— Regio Decreto 21 gennaio 1926.
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Alla presa di Bengasi condusse il suo plotone con calma e coraggio sotto il fuoco nemico. Bengasi, 19 aprile 1911
— Regio Decreto 3 aprile 1913.


  • Alessandro Fraschetti, La prima organizzazione dell'Aeronautica Militare in Italia 1884-1925, Roma, Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, 1986.
  • Roberto Gentilli e Paolo Varriale, I Reparti dell'aviazione italiana nella Grande Guerra, Roma, Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, 1999.
  • In memoria di Francesco Cappa, Bologna, Nicola Zanichelli Editore, 1919.
  • Luigi Mancini (a cura di), Grande Enciclopedia Aeronautica, Milano, Edizioni Aeronautica, 1936.
  • Giuseppe Pesce, I dirigibili italiani, Modena, Mucchi Editore, 1982.

Collegamenti esterni

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