Il banchetto dei sette savi
Banchetto dei sette savi | |
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Titolo originale | Συμπόσιον τῶν ἑπτὰ σοφῶν |
Altri titoli | Septem sapientum convivium |
Busto moderno di Plutarco nella sua Cheronea. | |
Autore | Plutarco |
1ª ed. originale | I-II secolo d.C. |
Genere | saggio |
Sottogenere | filosofia |
Lingua originale | greco antico |
Serie | Moralia |
Il Banchetto dei sette savi (o Septem sapientum convivium) è un'opera di Plutarco sui sette savi[1], in un misto tra filosofia e letteratura simposiale.
Struttura
[modifica | modifica wikitesto]L'indovino Diocle[2], amico del filosofo Talete, racconta all'amico Nicarco di un banchetto tenutosi in una sala del palazzo di Periandro, tiranno di Corinto[3], in una bella giornata estiva, con gli altri sapienti della tradizione e alla presenza di Melissa, moglie del tiranno e di Cleobulina, sua figlia.
Dopo l'arrivo di Talete, Biante e Anacarsi, giunge Nilosseno di Naucrati a portare una lettera del saggio faraone Amasis con un enigma da risolvere. I sette sapienti chiacchierano di varie coseː dall'atteggiamento da tenere a un banchetto all'ordine dei posti a tavola, alla divinazione.
Entrano, intanto, Esopo e Chilone, mentre Biante risolve l'enigma di Amasis e, in seguito, si parla di politica, con l'autorevole opinione di Solone. Infine, dopo una discussione sull'economia domestica e una digressione sul vino e sul cibo, vengono proposte novelle originate dal racconto su Arione fatto da Gorgo, fratello di Periandro.
Analisi critica
[modifica | modifica wikitesto]Il resoconto di Plutarco, come si nota dal semplice riassunto, è un tour de force letterario, che rientra nel genere simposiale, inaugurato da Platone e Senofonte[4].
Il titolo si trova come al n. 110 del catalogo di Lampria e il saggio è citato abbastanza spesso dagli scrittori greci successivi.
L'interesse dell'opera sta nell'attenzione di Plutarco nel campo politico e l'essenza dello Stato o, meglio, della polis come comunità ideale. Plutarco riporta alcune massime dei Sette in merito.[5]
Alla richiesta su quale fosse lo Stato migliore questa fu la risposta:
- Solone: "Lo Stato nel quale coloro che non hanno ricevuto alcun torto perseguono e puniscono i colpevoli, non meno di quelli che hanno ricevuto ingiustizia."
- Biante: "Quello dove la legge è temuta da tutti come se fosse un tiranno."
- Talete: "Quello che non ha né troppi poveri né troppi ricchi."
- Anacarsi: "Quello in cui ognuno considera ogni cosa e giudica nel contempo il vantaggio secondo la misura dell'onesto e lo svantaggio secondo quella del disonesto."
- Cleobulo: "Quello dove i cittadini temono un rimprovero più delle guardie."
- Pittaco: "Quello dove non sia possibile che i disonesti governino e gli onesti non governino."
- Chilone: "Quello dove si ascoltano le leggi e non gli oratori."
E questa la risposta di sei dei Sette alla domanda su quale fosse la migliore vita domestica:
- Solone: "Dove il profitto non genera ingiustizia, la sua custodia diffidenza, la sua spesa pentimento."
- Biante: "Dove chi governa sia per natura come lo vogliano, esternamente, le leggi."
- Talete: "Dove chi governa possa essere il più sollecito possibile."
- Cleobulo: "Dove chi governa venga più amato che temuto."
- Pittaco: "Dove non sia desiderato l'inutile e non manchi il necessario."
- Chilone: "Quella che più si avvicini alla forma di un governo monarchico."
Note
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Plutarco, Il convitto dei sette sapienti, a cura di Ferdinando Lo Cascio, Napoli, D'Auria, 1997, ISBN 88-7092-135-2.
- Tutti i Moralia. Prima traduzione italiana completa. Testo greco a fronte, Coordinamento di Emanuele Lelli e Giuliano Pisani, Collana Il pensiero occidentale, Milano, Bompiani, 2017, p. 3264, ISBN 978-88-452-9281-1.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Controllo di autorità | VIAF (EN) 305410961 · BAV 492/41191 · LCCN (EN) nr98016331 · GND (DE) 4404599-2 · BNF (FR) cb161619364 (data) |
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