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Nestlé

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Nestlé
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Sede di Vevey
StatoSvizzera (bandiera) Svizzera
Forma societariaSocietà anonima
Borse valoriBorsa di ZurigoNESN
ISINCH0038863350 e US6410694060
Fondazione1866
Fondata daHenri Nestlé
Sede principaleVevey
Controllate
Persone chiave
SettoreAlimentare
Prodotti
Fatturato91,4 miliardi CHF (2018)
Utile netto10,1 miliardi CHF (2018)
Dipendenti323.000 (2017)
Slogan«Good Food, Good Life»
Sito webwww.nestle.com/

Nestlé S.A. o Société des Produits Nestlé S.A.[1] (pronuncia: /nɛs'le/) è un'azienda multinazionale attiva nel settore alimentare, con sede a Vevey, in Svizzera. Produce e distribuisce una grande varietà di articoli, dall'acqua minerale agli omogeneizzati, dai surgelati ai latticini.

Nestlé è la più grande multinazionale del mondo attiva nel settore alimentare.

Il presidente brasiliano, Lula da Silva, mentre inaugura un'impresa a Feira de Santana

Intorno al 1860, il farmacista Henri Nestlé sviluppò un alimento per i neonati che non potevano essere nutriti al seno a causa di particolari intolleranze. Il prodotto salvò la vita di un bambino, e la Farine Lactée Henri Nestlé fu presto venduta in tutta Europa. Nel 1866 fu formalmente fondata la Nestlé.

Nel 1905, la Nestlé si fuse con la Anglo-Swiss Condensed Milk Company. Rapidamente l'azienda crebbe fino a possedere fabbriche negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Germania e in Spagna. Durante la prima guerra mondiale crebbe la richiesta di prodotti caseari, e la produzione della Nestlé raddoppiò prima della fine del conflitto.

Dopo la fine del conflitto il mercato caseario tornò al normalizzarsi e gran parte dei consumatori tornò a latte fresco. La Nestlé rispose a questo mutamento di contesto modificando la propria linea aziendale, riducendo il proprio debito e iniziando a espandersi nel settore della produzione del cioccolato, che rappresenta a tutt'oggi la seconda attività più importante dell'azienda.

All'inizio della seconda guerra mondiale, i profitti dell'azienda scesero bruscamente (dai 20 milioni di dollari del 1938 ai 6 milioni del 1939). Furono realizzate nuove fabbriche in molti Paesi in via di sviluppo, specialmente America Latina. Proprio la guerra portò all'invenzione di un nuovo prodotto di enorme successo, il Nescafé, che venne inizialmente utilizzato dall'esercito degli Stati Uniti. Anche grazie a questo prodotto, i profitti dell'azienda tornarono a salire durante il conflitto.

La fine della seconda guerra mondiale fu l'inizio di una fase dinamica. La crescita dell'azienda fu accelerata e furono portate a termine numerose acquisizioni. Nel 1947 la Nestlé si fuse con la Maggi (produttrice di condimenti e zuppe). Seguirono Crosse & Blackwell nel 1950, Glaces Gervais (1960), Findus (1963), Libby's (1971) e Stouffer's (1973). Fu inoltre realizzata una shareholding con L'Oréal (1974), con ulteriore diversificazione della produzione. Nel 1977 la Nestlé continuò a espandersi al di fuori del settore alimentare acquisendo gli Alcon Laboratories. Nel 1984 venne acquisito un gigante dell'industria alimentare statunitense, la Carnation. Nel marzo 1988, Nestlé rilevò la società alimentare italiana Buitoni con i relativi marchi Buitoni e Perugina.[2] Sempre nel 1988, a seguito dell'acquisizione del gruppo dolciario inglese Rowntree Mackintosh (azienda detentrice di vari marchi nei mercati internazionali tra cui Kit Kat, Smarties, Lion, Polo, Fruit Joy, Quality Street), Nestlé divenne il secondo produttore mondiale nel settore degli snack dietro Mars Inc..[3]

Nella prima metà degli anni novanta, la nascita del mercato globale fornì alla Nestlé nuovi importanti mercati nei quali espandersi. Nel 1993, grazie all'acquisizione in Italia di Italgel dalla SME (marchi Motta, Antica Gelateria del Corso, Valle degli Orti e Surgela),[4] Nestlé consolidò la propria presenza nel ramo del freddo in Europa. Negli anni successivi avvennero nuove importanti acquisizioni: Sanpellegrino (1997), Spillers Petfoods (1998), Ralston Purina (2002), Dreyer's (2002) e Chef America (2002). Nel 2005 Nestlé perse posizioni nel mercato degli alimenti per l'infanzia dopo il ritiro di alcuni tipi di latte in polvere, e procedette all'acquisizione di Gerber Products Company nel 2007[5] e la divisione alimentare della multinazionale Pfizer nel 2012[6] con l'intento di riconquistare una posizione di leader nei mercati emergenti. Nel 2016, Nestlé decise di scorporare le sue attività internazionali nel comparto dei gelati (eccetto per i mercati di Israele, e Nord America, dove è ancora presente attraverso le divisioni Dreyer's e Häagen-Dazs) dando vita insieme al gruppo inglese attivo nel ramo del freddo R&R (terzo produttore mondiale del settore) a Froneri, joint venture dove entrambe le società detengono ciascuna il 50% del capitale.[7] Nel 2018, Nestlé dismise le sue attività nel settore dolciario nel mercato degli Stati Uniti, cedendo a Ferrero la proprietà di oltre 20 marchi tra cui Crunch, Butterfinger, BabyRuth, 100Grands, Raisinets, Wonka, SweeTarts, Laffy Taffy e Nerds.[8] Il fatturato 2018 del Gruppo Nestlé è stato pari a 91.493 miliardi CHF (€ 80.583 miliardi); l'utile netto è cresciuto del 41,6% raggiungendo quota 10.1 miliardi CHF (€ 8.9 miliardi).[9][10] Nel luglio 2019, Nestlé decise di cedere a Froneri le sue attività nel comparto gelati anche in Israele, rimanendo quindi operativa nel settore soltanto nei mercati del continente americano.[11] Nel dicembre 2019, Nestlé vendette a Froneri anche i suoi marchi detenuti nel mercato degli Stati Uniti (Häagen-Dazs, Dreyer's, Edy's, Outshine, Skinny Cow and Drumstick).[12]

Principali marchi

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  • Cheerios (eccetto USA)
  • Chocapic
  • Chokella
  • Cini Minis
  • Cinnamon Grahams
  • Clusters
  • Cookie Crisp
  • Crunch
  • Fibre1
  • Fitness
  • Force Flakes
  • Golden Grahams
  • Golden Nuggets
  • Honey Nut Cheerios (eccetto USA)
  • Honey Stars
  • Koko Krunch
  • Nesquik
  • Nestlé Corn Flakes
  • Oat Cheerios
  • Shredded Wheat
  • Shreddies
  • Trix

Caffè e altre bevande solubili

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  • Bonka
  • Coffee-Mate
  • International Roast
  • Klim
  • Loumidis
  • Nescafé
  • Nescafé Dolce Gusto
  • Nespray
  • Nespresso
  • Orzoro
  • Ricoffy
  • Ricoré
  • Taster's Choice
  • Zoégas
  • Aberfoyle
  • Acqua Panna
  • Al Manhal
  • Arrowhead
  • Contrex
  • Deer Park
  • Hépar
  • Ice Mountain
  • Levissima
  • Nałęczowianka
  • Nestlé Aquarel
  • Nestlé Pure Life
  • Ozarka
  • Perrier
  • Poland Spring
  • Quézac
  • S. Pellegrino
  • Viladrau
  • Vittel
  • Zephyrhills

Altre bevande

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Prodotti freschi

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  • Buitoni
  • Chiquitin
  • Garden Gourmet (prodotti per vegetariani e vegani)
  • Herta
  • La Laitière
  • La Lechera
  • LC1
  • Molico
  • Nestlé
  • Ski
  • Sveltesse
  • Svelty
  • Toll House
  • Yoco

Alimenti per neonati / Pappe

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  • Alfare
  • Beba
  • Cérélac
  • FM 85
  • Fruttolo
  • Good Start
  • Guigoz
  • Lactogen
  • Little Steps
  • Mio
  • Nan
  • NAN HA
  • NanSoy
  • Neslac
  • Nestlé
  • Nestogen
  • Nestum
  • Nido
  • Nidina
  • Ninho
  • Pensal (Solo in Portogallo e Capo Verde)
  • PreNan

Alimenti per sportivi

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  • Neston
  • Nesvita
  • PowerBar

Alimenti per la salute

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  • Modulen
  • Nutren
  • Nutren Junior
  • Peptamen
  • Peptamen UTI
  • Nestlé Nutrition (alimenti per disfagici)
  • Vitaflo
  • Buitoni
  • Maggi
  • Thomy
  • Winiary

Cibi surgelati

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  • Buitoni
  • Hot Pockets
  • Lean Cuisine
  • Maggi
  • Mare fresco (ceduto nel 2017 a Frosta)
  • Stouffer's

Cioccolato, dolci e biscotti

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Prodotti per la cucina

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  • Davigel
  • Milkmaid
  • Minor's
  • Moça
  • Santa Rica

Cibo per animali

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  • Alpo
  • Beneful
  • Cat Chow
  • Country Farms
  • Dog Chow
  • Fancy Feast
  • Felix
  • Friskies
  • Gourmet
  • Mighty Dog
  • Mon Petit
  • ONE
  • Pro Plan
  • Purina
  • Tidy Cats

Critiche alla politica commerciale dell'azienda Nestlé

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Fin dai tardi anni settanta, Nestlé è stata oggetto di numerose critiche circa la sua politica commerciale. Movimenti di opposizione a questa azienda, iniziati su vari fronti e in diversi paesi, sono approdati all'istituzione di un International Nestlé Boycott Committee ("comitato internazionale per il boicottaggio della Nestlé") di cui fanno parte, formalmente o informalmente, numerose associazioni analoghe in diversi paesi del mondo. Tra i maggiori esponenti nelle critiche contro questa azienda spicca lo svizzero Jean Ziegler.

Latte per neonati

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Nestlé, alimenti per bambini. Un manifesto pubblicitario di Alfons Mucha del 1897.

La Nestlé viene accusata di una politica commerciale aggressiva e irresponsabile per quanto riguarda la promozione di latte per neonati nei Paesi in via di sviluppo, soprattutto attraverso forniture gratuite a strutture ospedaliere[13] ed una massiccia campagna pubblicitaria che definiva il latte in polvere "più sicuro" dell'allattamento al seno.

Secondo l'UNICEF, la sostituzione dell'allattamento materno con il latte in polvere porterebbe nei Paesi del terzo mondo alla morte di circa un milione e mezzo di bambini ogni anno[14], a causa di problemi legati alla difficoltà di sterilizzazione dell'acqua e dei biberon utilizzati. È provato che anche in paesi sviluppati l'utilizzo del latte in polvere per neonati comporta un aumento dei rischi di mortalità post-neonatale rispetto all'allattamento materno[15].

Per queste ragioni l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) adottò il 22 maggio del 1981, l'International Code of Marketing of Breast-milk Substitutes, un regolamento internazionale sulla promozione di surrogati del latte materno, linea guida non legalmente vincolante al quale la Nestlé aderì nel 1982.[16]

I controlli eseguiti nel 1988 dalla International Baby Food Action Network[17] riscontrarono infrazioni da parte di Nestlé e altre compagnie produttrici di latte per neonati e provocarono la ripresa del boicottaggio dell'azienda nato nel 1977 e successivamente interrotto con la sua adesione al Codice dell'OMS[18].

Diverse indagini hanno mostrato come la Nestlé e altre compagnie produttrici di latte in polvere per neonati negli ultimi anni abbiano ripetutamente infranto, soprattutto in regioni sottosviluppate, il Codice internazionale dell'OMS al quale hanno ufficialmente aderito[19][20][21].

Nestlé Purina nel Venezuela

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Nel 2005, la Nestlé Purina commercializzò tonnellate di cibo per animali contaminato nel Venezuela: morirono oltre 400 fra cani, gatti, uccelli e animali da allevamento. I marchi incriminati includevano Dog Chow, Cat Chow, Puppy Chow, Fiel, Friskies, Gatsy, K-Nina, Nutriperro, Perrarina e Pajarina. Il problema fu attribuito a un errore di un produttore locale che aveva immagazzinato in modo scorretto il mais contenuto in tali cibi, portando alla diffusione di un fungo tossico nelle riserve[22].

Nel marzo del 2005, l'Assemblea nazionale venezuelana stabilì che l'azienda dovesse risarcire i proprietari degli animali intossicati[23] per non aver espletato congrui controlli di qualità.

Cibo transgenico

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Nell'agosto 2004 un test di Greenpeace riscontrò la presenza di organismi geneticamente modificati (OGM) in una confezione di Nesquik. Una donna cinese denunciò Nestlé, poiché l'uso di OGM nei prodotti per l'infanzia era proibito dalle leggi locali.
Nel novembre 2005 Nestlé si oppose alla decisione svizzera di bandire gli OGM.[24]

Nel 2013 Greenpeace ha effettuato una ricerca sui prodotti OGM utilizzati da Nestlè:[25]

  • alimentazione infantile: tutti i prodotti.
  • alimenti per animali domestici: Nido, Friskies, Vital, Felix, Equilibrio, Elite, nutrizione, Beneful, Gourmet, Tonus.
  • Preparati o conservati: Maggi, Buitoni, Costa, Solis, Nestle, il cuoco.
  • Bevande: Nesquik, Nescafe, Nestlè, Bonka, Eko, Ricore.
  • Cereali per la colazione: Chocapic, fitness, Fibre1, Estrellitas, Golden Grahams, Crunch, Cheerios.
  • Congelato: Buitoni, il cuoco.
  • Cioccolato e dolci: Nestlé, Galak, Crunch, After Eight, Kit Kat, Nesquik, Blues, Dolca.
  • Ice Cream: La Lechera, Maxibon, Nestle Extreme.[25]

Schiavitù e manodopera minorile

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Nel 2005 l'ONG International Labor Rights Fund, seguita da Global Exchange, denunciarono Nestlé e le aziende fornitrici di commodity Archer Daniels Midland e Cargill, per l'uso di manodopera ridotta in schiavitù, testimoniata da un caso di minori, trafficati dal Mali alla Costa d'Avorio e lì costretti a lavorare in piantagioni di cacao gratuitamente dalle 12 alle 14 ore al giorno, con poco cibo, poco sonno e frequenti percosse[26][27][28]. L'Organizzazione internazionale del lavoro, infatti, stima che 284.000 minori lavorino nelle coltivazioni di cacao nell'Africa Occidentale, soprattutto in Costa d'Avorio[29], dove Nestlé è la terza compratrice mondiale[30]. L'esportazione di cacao, oltretutto, sarebbe stata la principale fonte finanziaria per le forze militari della guerra civile[31].

Nel 2001 la Nestlé, insieme ad altri grandi produttori di cioccolato, ha firmato un accordo, il protocollo Harkin-Engel (o Protocollo sul cacao), per affermare che avrebbe certificato, da luglio 2005, che il suo cioccolato non fosse stato prodotto attraverso manodopera minorile, debitoria, forzata o proveniente da traffico di esseri umani. Il protocollo, secondo il più recente report dell'International Labor Rights Fund pubblicato nel 2008, sarebbe stato disatteso[32].

Nel 2021 otto ex schiavi maliani hanno intentato una class action contro la Nestlé (insieme a Cargill, Barry Callebaut, Mars, Olam, Hershey e Mondelēz). I querelanti affermano che tali società hanno favorito la loro riduzione in schiavitù nelle piantagioni in Costa d'Avorio;[33] tuttavia la Corte suprema degli Stati Uniti d'America ha decretato che tali aziende non sono da ritenersi responsabili delle condizioni di schiavitù nelle fattorie africane dalle quali si riforniscono di cacao.[34][35]

Comportamento opportunistico durante la siccità californiana

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Una coalizione di associazioni ha criticato aspramente la Nestlè per la sua pratica di sfruttamento indiscriminato delle acque della foresta nazionale di San Bernardino imbottigliate e vendute (80 milioni di litri d'acqua all'anno) durante un periodo pluriennale di siccità record.[36]

Latte inquinato in Italia

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Nel 2009 Nestlé italiana è stata condannata, insieme alla Tetrapak, al pagamento dei danni per l'inquinamento del latte Nidina con Itx, un tipo di inchiostro[37].

  1. ^ Nestlé vende la divisione gelati, Haagen-Dazs passa al fondo Pai, su ilsole24ore.com, 12 dicembre 2019.
  2. ^ La Buitoni alla Nestlè per 1600 miliardi di lire, su ricerca.repubblica.it, 19 marzo 1988.
  3. ^ Rowntree accepts bid by Nestlè, su nytimes.com, 24 giugno 1988.
  4. ^ Nestlè si aggiudica Italgel per 437 miliardi di lire, su italiaoggi.it, 30 luglio 1993.
  5. ^ Francesco Mimmo, Nestlè conquista gli omogeneizzati Gerber, in La Repubblica, 13 luglio 2007. URL consultato l'8 maggio 2012.
  6. ^ Nestlè compra il latte Pfizer per 11,85 miliardi di dollari, in La Repubblica, 23 aprile 2012. URL consultato l'8 maggio 2012.
  7. ^ Parte Froneri, la nuova multinazionale del gelato, su distribuzionemoderna.info, 4 ottobre 2016.
  8. ^ Ferrero, ufficiale: acquista le barrette di cioccolato Nestlè negli USA per 2,8 miliardi, su repubblica.it, 16 gennaio 2018.
  9. ^ Nestlé reports full-year results for 2018, su nestle.com, 14 febbraio 2019.
  10. ^ Nestlé: archivia un 2018 positivo, crescono utili e fatturato, su wallstreetitalia.com, 14 febbraio 2019.
  11. ^ Nestlé trasferisce le sue attività di gelato a Froneri, su swissinfo.ch, 5 Luglio 2019.
  12. ^ Nestlé vende divisione gelati, Haagen-Dazs passa al fondo Pai, su ilsole24ore.com, 12 dicembre 2019.
  13. ^ (EN) Promotion methods, su ibfan.org. URL consultato il 22 agosto 2009 (archiviato dall'url originale il 31 agosto 2009).
  14. ^ (EN) Optimal breastfeeding, su unicef.org, UNICEF. URL consultato il 22 agosto 2009 (archiviato dall'url originale il 1º dicembre 2017).
  15. ^ (EN) Breastfeeding and the risk of postneonatal death in the United States., su ncbi.nlm.nih.gov, Pediatrics, maggio 2004. URL consultato il 22 agosto 2009.
  16. ^ (EN) Nestlé Policy For Implementing the WHO Code (PDF), su nestle.com. URL consultato il 23 novembre 2023 (archiviato il 2 settembre 2023).
  17. ^ (EN) IBFAN campaign history, su ibfan.org. URL consultato il 22 agosto 2009 (archiviato dall'url originale il 22 agosto 2009).
  18. ^ (EN) Milking it, su guardian.co.uk, The Guardian, 15 maggio 2007. URL consultato il 22 agosto 2009.
  19. ^ (EN) Baby milk marketing "breaks rules", su news.bbc.co.uk, BBC News, 17 gennaio 2003. URL consultato il 22 agosto 2009.
  20. ^ (EN) Breaking the Rules, Stretching the Rules 2004, su ibfan.org. URL consultato il 22 agosto 2009 (archiviato dall'url originale il 1º luglio 2009).
  21. ^ (EN) 21 May 2006: Companies violate the 25-year-old marketing code, su ibfan.org. URL consultato il 22 agosto 2009 (archiviato dall'url originale il 19 dicembre 2008).
  22. ^ (EN) News from Venezuela, su worldfoodscience.org, iufost.org & ift.org. URL consultato il 13 marzo 2012 (archiviato dall'url originale il 5 dicembre 2007).
  23. ^ (ES) Purina corteja a los consumidores (PDF), su veneconomia.com. URL consultato il 13 marzo 2012 (archiviato dall'url originale il 19 marzo 2013).
  24. ^ Tom Armitage, Swiss Adopt Five-Year GMO Farming Ban, in Planet Ark, 28 novembre 2005. URL consultato il 22 febbraio 2007.
  25. ^ a b Report Greenpeace (PDF), su greenpeace.org (archiviato dall'url originale il 15 febbraio 2017).
  26. ^ Human Rights watchdog sues Nestlé, ADM, Cargill for using forced child labor, in Global Exchange, 7 ottobre 2008. URL consultato il 12 dicembre 2008 (archiviato dall'url originale il 10 dicembre 2008).
  27. ^ Lindsey Partos, Nestlé, ADM and Cargill go to court over cocoa child labour, in Food And Drink Europe, 26 agosto 2005. URL consultato il 22 febbraio 2007.
  28. ^ Nestle, Archer Daniels Midland, and Cargill, in International Rights Advocate. URL consultato il 27 luglio 2008 (archiviato dall'url originale il 7 settembre 2008).
  29. ^ Deborah Orr, Slave Chocolate?, su forbes.com, 24 aprile 2006. URL consultato il 9 gennaio 2008 (archiviato dall'url originale il 18 dicembre 2007).
  30. ^ Kate McMahon, The Dark Side of Chocolate, in Global Exchange, 28 ottobre 2005. URL consultato il 12 dicembre 2008 (archiviato dall'url originale il 4 aprile 2009).
  31. ^ William Wallis e Dino Mahtani, IVORY COAST: Cocoa exports 'fund' Ivory Coast Conflict, 7 giugno 2007. URL consultato il 3 luglio 2008 (archiviato dall'url originale il 28 maggio 2008).
  32. ^ The Cocoa Protocol: Success or Failure?, 30 giugno 2008
  33. ^ (EN) Mars, Nestlé and Hershey to face child slavery lawsuit in US, su the Guardian, 12 febbraio 2021. URL consultato il 19 giugno 2021.
  34. ^ Usa:schiavitù infantile,stop causa contro giganti cioccolato - Nord America, su Agenzia ANSA, 18 giugno 2021. URL consultato il 19 giugno 2021.
  35. ^ (EN) US Supreme Court blocks child slavery lawsuit against chocolate firms, in BBC News, 18 giugno 2021. URL consultato il 19 giugno 2021.
  36. ^ (EN) Regan Morris, Nestle: Bottling water in drought-hit California, in BBC News, 3 maggio 2016. URL consultato il 31 ottobre 2016.
  37. ^ Latte 'inquinato', giudice condanna Nestle' e Tetra Pak a risarcimento, in Repubblica, 1º marzo 2008. URL consultato il 2 marzo 2009.

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Collegamenti esterni

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