Otavite
Otavite | |
---|---|
Classificazione Strunz (ed. 10) | 5.AB.05[1] |
Formula chimica | CdCO3[2] |
Proprietà cristallografiche | |
Sistema cristallino | trigonale[2] |
Parametri di cella | a = 4,93 Å, c = 16,27 Å, Z = 6[3] |
Gruppo puntuale | 3 2/m[4] |
Gruppo spaziale | R3c[4] |
Proprietà fisiche | |
Densità misurata | 4,96[5] g/cm³ |
Densità calcolata | 5,03[5] g/cm³ |
Durezza (Mohs) | 3,5 - 4[5] |
Sfaldatura | buona lungo {1011} |
Colore | giallo-verde, bianco, rossastro, bianco rossastro[6] |
Lucentezza | da vitrea ad adamantina, perlacea[2] |
Opacità | da trasparente a traslucida[4] |
Striscio | bianco[6] |
Diffusione | rara |
Si invita a seguire lo schema di Modello di voce – Minerale |
L'otavite (simbolo IMA: Ota[7]) è un raro minerale del gruppo della calcite appartenente alla classe minerale dei "carbonati e nitrati" con composizione chimica CdCO3;[3] da un punto di vista chimico è pertanto un carbonato di cadmio.
Etimologia e storia
[modifica | modifica wikitesto]L'otavite fu scoperta per la prima volta nella "miniera di Tsumeb" in Namibia e descritto nel 1906 da Otto Schneider, che chiamò il minerale come la sua area di scoperta, i Monti Otavi.[2]
Classificazione
[modifica | modifica wikitesto]La nona edizione della sistematica dei minerali di Strunz, che è stata aggiornata l'ultima volta dall'Associazione Mineralogica Internazionale (IMA) nel 2009,[8] classifica l'otavite nella classe "5. Carbonati (nitrati)" e da lì nella sottoclasse "5.A Carbonati senza anioni aggiuntivi, senza H2O"; questa viene ulteriormente suddivisa in base agli elementi chimici presenti nel minerale in modo che l'otavite possa essere trovata nella sezione "5.AB Carbonati di metalli alcalino terrosi (e altri M2+)" dove forma il sistema nº 5.AB.05 insieme a magnesite, rodocrosite, siderite, calcite, smithsonite, gaspéite e sferocobaltite.
Tale classificazione è proseguita dal database "mindat.org", chiamata anche Classificazione Strunz-mindat, dove l'otavite conserva la classificazione che aveva nella nona edizione di Strunz.[1]
Nella classificazione dei minerali secondo Dana, utilizzata principalmente nel mondo anglosassone, l'otavite ha il numero di sistema e minerale 14.01.01, che corrisponde alla classe dei "carbonati, nitrati e borati" e quindi alla sottoclasse dei "carbonati anidri". Qui forma il "gruppo della calcite (Trigonale: R3c)" nell'ambito della suddivisione "carbonati anidri con formula semplice A+CO3".[9]
Abito cristallino
[modifica | modifica wikitesto]L'otavite cristallizza nel sistema trigonale nel gruppo spaziale R3c (gruppo nº 167) con i parametri del reticolo a = 4,93 Å e c = 16,27 Å oltre a 6 unità di formula per cella unitaria.[3]
Proprietà
[modifica | modifica wikitesto]Similmente alla calcite, l'otavite si dissolve molto facilmente in acido cloridrico (HCl) e forma schiuma producendo un gorgoglio. L'idrogeno solforato produce un precipitato di cadmio giallo e sul carbone davanti al cannello a soffiatura appare anche un caratteristico deposito di cadmio.[10]
Sotto la luce ultravioletta, alcune otaviti mostrano una fluorescenza rossa.[6]
Origine e giacitura
[modifica | modifica wikitesto]L'otavite si forma secondariamente nelle zone di ossidazione dei depositi di minerali idrotermali. I minerali associati includono azzurrite, calcite, cerussite, fluorite, emimorfite, idrozincite, malachite, olivenite, piromorfite, rosasite e smithsonite.[5]
Essendo una rara formazione mineraria, l'otavite è stata rilevata solo in pochi luoghi sparsi in tutto il mondo. La miniera di Tsumeb, la sua località tipo, è l'unico sito conosciuto in Namibia.[11] In Italia è stata l'otavite è stata rinvenuta a Ozieri e a Guspini (Sardegna), oltra che nella "miniera del Monte Trisa" presso Torrebelvicino (in Veneto).[12][13]
In Germania, finora si conosce un solo sito: la cava di Prangenhaus vicino a Wülfrath-Rohdenhaus, non lontano da Düsseldorf (Renania Settentrionale-Vestfalia) che appartiene alla fabbrica di calce di Flandersbach ed è ora piena d'acqua.[14]
In Europa, il minerale è stato trovato nella miniera di Esperanza vicino a Laurio nella regione greca dell'Attica, nella miniera di Sheshodonnell East nella contea di Clare in Irlanda, a Krupanj in Serbia, in un giacimento polimetallico vicino a Rychnov nad Kněžnou nella Repubblica Ceca, vicino a Zsidótemető nel comune di Legyesbénye nel nord dell'Ungheria e nella cava di Coldstones vicino a Harrogate nel North Yorkshire (Inghilterra), nella miniera di "Borrow" vicino a Bishopton in Scozia e nella cava di "Dolyhir" nell'area di Powys nel Galles.[12][13]
Fuori dall'Europa, l'otavite è stata rinvenuta nella miniera a cielo aperto "Block 14" vicino a Broken Hill (Nuovo Galles del Sud), nella miniera "Devon's Cut" nell'area amministrativa della regione di Pilbara e nella miniera di "Shangri La" vicino a Kununurra (tutte in Australia); il giacimento di cadmio-zinco di "Niujiaotang" a Duyun (nel Guizhou) e il giacimento di piombo-zinco di "Guanmenshan" a Fushun (nel Liaoning) in Cina; la miniera di "Ohbuki" vicino a Hinokage nella prefettura di Miyazaki, in Giappone; il bacino del fiume Jana vicino a Verkhoyansk (Repubblica di Sakha in Jacuzia) in Russia, così come la miniera di "Reef" vicino a Hartford nella contea di Cochise in Arizona, la miniera di uranio sul fiume Huron nella contea di Baraga (nel Michigan), la miniera di "Sterling" nella contea di Sussex (New Jersey), e la miniera di "Blanchard" vicino a Bingham nel contea di Socorro nel Nuovo Messico, tutte negli Stati Uniti; infine vicino a Mo Ba nella provincia di Thai Nguyen in Vietnam.[12][13]
Forma in cui si presenta in natura
[modifica | modifica wikitesto]L'otavite si trova principalmente sotto forma di rivestimenti crostosi, ma raramente sviluppa anche cristalli romboedrici di dimensioni fino a circa due millimetri.[5]
I cristalli di otavite pura sono incolori e trasparenti. Tuttavia, a causa della rifrazione multipla della luce dovuta a difetti di costruzione del reticolo o alla formazione policristallina, l'otavite può anche apparire bianca e assumere una tinta da bruno-giallastra a bruno-rossastra a causa di miscele estranee. Le superfici cristalline visibili hanno una forte lucentezza simile al vetro, mentre le forme microcristalline brillano più con lucentezza perlacea.[2]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b (EN) Strunz-mindat (2024) Classification - Alkali-earth (and other M2+) carbonates, su mindat.org. URL consultato il 14 novembre 2024.
- ^ a b c d e (EN) Otavite, su mindat.org. URL consultato il 14 novembre 2024.
- ^ a b c Strunz&Nickel p. 287
- ^ a b c (EN) Otavite Mineral Data, su webmineral.com. URL consultato il 14 novembre 2024.
- ^ a b c d e (EN) Otavite (PDF), in Handbook of Mineralogy, Mineralogical Society of America, 2001. URL consultato il 14 novembre 2024.
- ^ a b c (DE) Otavite (Otavit), su mineralienatlas.de. URL consultato il 14 novembre 2024.
- ^ (EN) Laurence N. Warr, IMA–CNMNC approved mineral symbols (PDF), in Mineralogical Magazine, vol. 85, 2021, pp. 291–320, DOI:10.1180/mgm.2021.43. URL consultato il 14 novembre 2024.
- ^ (EN) Ernest Henry Nickel e Monte C. Nichols, IMA/CNMNC List of Minerals 2009 (PDF), su cnmnc.units.it, IMA/CNMNC, gennaio 2009. URL consultato il 12 novembre 2024 (archiviato dall'url originale il 29 luglio 2024).
- ^ (EN) Classification of Otavite, su mindat.org. URL consultato il 13 novembre 2024.
- ^ (DE) Otto Schneider, Vorläufige Notiz über einige sekundäre Mineralien von Otavi (Deutsch Süd-West-Afrika), darunter ein neues Cadmium-Mineral (PDF), in Centralblatt für Mineralogie, Geologie und Paläontologie in Verbindung mit dem Neuen Jahrbuch für Mineralogie, Geologie und Paläontologie, Stoccarda, E. Schweizerbart’sche Verlagshandlung, 1906, pp. 388–389. URL consultato il 14 novembre 2024.
- ^ (EN) Tsumeb Mine (Ongopolo Mine), Tsumeb, Oshikoto Region, Namibia, su mindat.org. URL consultato il 14 novembre 2024.
- ^ a b c (EN) Localities for Otavite, su mindat.org. URL consultato il 14 novembre 2024.
- ^ a b c (DE) Otavite (Occurrences), su mineralienatlas.de. URL consultato il 14 novembre 2024.
- ^ (EN) Prangenhaus quarry, Wülfrath, Mettmann, Düsseldorf, North Rhine-Westphalia, Germany, su mindat.org. URL consultato il 14 novembre 2024.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Hugo Strunz e Ernest Henry Nickel, Strunz Mineralogical Tables. Chemical-structural Mineral Classification System, 9ª ed., Stoccarda, E. Schweizerbart’sche Verlagsbuchhandlung (Nägele u. Obermiller), 2001, ISBN 3-510-65188-X.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sull'Otavite
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Otavite Mineral Data, su webmineral.com.