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Pier Antonio Micheli

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Ritratto di Pier Antonio Micheli

Pier Antonio Micheli (Firenze, 11 dicembre 1679Firenze, 2 gennaio 1737) è stato un botanico italiano, ricordato come il fondatore della moderna micologia.

Nova Plantarum Genera, frontespizio dell'opera con dedica al Granduca Gian Gastone, 1729

Pier Antonio Micheli nacque a Firenze l’11 dicembre 1679 da Pier Francesco di Paolo e da Maria di Piero Salvucci[1]. Cresciuto in una famiglia di modesta condizione economica, ricevette un’educazione di base e poi fu avviato dal padre, all’età di quattordici anni, al mestiere di libraio presso la bottega di Ottavio Felice Bonaiuti dove poté coltivare da autodidatta la propria precoce passione per il mondo vegetale e avvicinarsi allo studio della botanica, grazie alla lettura dei volumi presenti nella bottega libraria[N 1][2].

Divenuto allievo dell’abate e botanico vallombrosano Virgilio Falugi (1626-1707), ricevette incoraggiamenti e nuovi testi su cui approfondire le proprie conoscenze. Frequentando poi l’ambiente vallombrosano entrò in contatto anche con i monaci e botanici Biagio Biagi (1670-1735) e soprattutto Bruno Tozzi[3], cui in seguito il Micheli dedicherà una nuova pianta denominata in suo onore Tozzia[4]. Fu proprio grazie all’interessamento del Tozzi, studioso di buona fama in Italia e in Europa, che il Micheli fu introdotto nell’ambiente scientifico e culturale fiorentino dove trovò influenti protettori in Filippo Buonarroti, Lorenzo Magalotti e Giuseppe Del Papa, medico personale del Granduca Cosimo III. Tramite i buoni uffici del Del Papa, il Micheli venne presentato al Granduca che, impressionato dalle sue conoscenze botaniche, lo ammise alla sua presenza durante il pranzo come persona gradita al principe[5] e poi il 12 ottobre 1706 lo nominò “aiuto del custode del Giardino de’ Semplici di Pisa all’epoca diretto da Michelangelo Tilli, con l’obbligo di cercare piante, sia per quel giardino che per quello di Firenze. Cosimo III, cui Micheli dedicò il suo primo scritto, il Ristretto del primo volume della Toscana illustrata, rimasto inedito (Sede di Botanica della Biblioteca di Scienze dell’Università di Firenze, Ms. 4), fece inoltre dono allo studioso delle Institutiones rei herbariae di Joseph Pitton de Tournefort, opera pubblicata nel 1700 e considerata all’avanguardia in materia di sistematica vegetale, appositamente fatta giungere da Parigi[6]. Nell’arco della sua trentennale attività e produzione scientifica, Micheli applicò in toto i criteri di classificazione del Tournefort, considerandosi sempre discepolo e continuatore dell’opera del botanico francese[7][8].

A partire dal 1703, sempre su incarico di Cosimo III, Micheli dette avvio alla sua cospicua attività di viaggi di studio e di ricerca sul campo, che si protrarrà per un trentennio e lo condurrà in diverse regioni d’Italia e d’oltralpe[9]. Memorabili in particolare tra i suoi primi viaggi quello compiuto nel 1708-1709 nei territori dell’Impero Asburgico, della durata di sedici mesi, particolarmente avventuroso perché effettuato anche per carpire i segreti della fabbricazione della latta e quello effettuato a Roma e nel Regno di Napoli nel 1710, assai proficuo dal punto di vista dei rapporti scientifici fuori dal Granducato. Di questi e di altri viaggi possediamo un resoconto assai minuzioso grazie ad una serie di ventitré relazioni che coprono un arco temporale compreso tra il luglio 1704 e l’agosto 1730, mai pubblicate e conservate in due codici della Sede di Botanica della Biblioteca di Scienze dell’Università Firenze (Mss. 26-27)[10].

Raffigurazione di funghi tratta dal Manoscritto 66 Codices duo exhibentes figuras plurimas fungorum et agaricorum, carta 40 recto (1720-1729, inedito), illustrazione attribuita a Giovanni Bonechi. Sede di Botanica della Biblioteca di Scienze dell'Università degli Studi di Firenze.

Nei medesimi anni portò avanti anche l’attività di impiegato granducale presso i giardini dei Semplici di Pisa e Firenze grazie alla quale poté allacciare e mantenere contatti con i più grandi orti botanici del tempo, sia italiani che europei. Nel 1716 fondò, assieme a Niccolò Gualtieri, Gaetano Moniglia, Sebastiano Franchi e altri la Società Botanica Fiorentina[11][12], la prima al mondo nel suo genere e precorritrice dell’attuale Società Botanica Italiana[9]. Nel 1718 la Società Botanica Fiorentina ottenne, con motu proprio di Cosimo III, la gestione del Giardino dei Semplici di Firenze di cui il Micheli fu subito nominato direttore. Ricoprendo questo incarico per quasi un ventennio egli seppe arricchire le collezioni del giardino rendendolo famoso in tutto il mondo[13]. Pur perseguitato da una cronica mancanza di fondi riuscì a pubblicare, la Relazione dell’erba detta da’ botanici orobanche e volgarmente succiamele e mal d’occhio, che da molti anni in qua si è soprammodo propagata per tutta la Toscana nel 1723 e soprattutto nel 1729 il primo volume dei Nova plantarum genera iuxta Tournefortii methodum disposita, quibus plantae MDCCC recensentur, scilicet fere MCCC nondum observatae, reliquiae suis sedibus restitutae[N 2], grazie al fondamentale finanziamento del nuovo Granduca Gian Gastone a cui l’opera fu dedicata. Questo testo, magnifico per veste grafica e tavole illustrative, rappresenta il maggior apporto dello scienziato alla botanica, vera e propria pietra miliare nello studio delle crittogame, piante prive di organi riproduttori visibili allora chiamate plantae imperfectae, costituendo la sintesi di un lunghissimo lavoro di archiviazione di dati, esperimenti e osservazioni al microscopio iniziato fin dal 1710[14] (Sede di Botanica della Biblioteca di Scienze dell’Università di Firenze, Ms. 50).

Raffigurazione di susine tratta dal Manoscritto 49 Enumeratio quarundam plantarum sibi per Italiam et Germaniam observatarum iuxta Tournefortii methodum dispositarum, carta 216 recto (1733-1735, inedito). Sede di Botanica della Biblioteca di Scienze dell'Università degli Studi di Firenze.

In particolare il Micheli, che avrebbe voluto far seguire una seconda parte a questo primo volume[N 3], si concentrò sullo studio e sull’analisi dei funghi (900 specie trattate)[15], che all’epoca erano classificati tra le plantae imperfectae mentre oggi costituiscono un regno autonomo, e il suo contributo scientifico in materia fu di tale portata[N 4] che in seguito egli venne a buon diritto considerato il padre della moderna micologia[N 5]. Ad esclusione delle due opere citate e di una terza dal titolo Catalogus Plantarum Horti Caesarei Florentini, pubblicata postuma nel 1748, a cura e con alcune aggiunte del suo allievo e amico Giovanni Targioni Tozzetti, tutta la produzione del Micheli rimane inedita. Tra i vari lavori rimasti in forma manoscritta e mai pubblicati è particolarmente degno di nota uno studio dedicato alle piante marine (Mss. 29-30)[16], atteso invano dai botanici contemporanei di Micheli, fra cui lo stesso Linneo.

Negli anni compresi tra il 1724 e il 1736, al fine di ampliare ulteriormente il giardino dei Semplici, intraprese una serie di nuovi viaggi di ricerca per conto del Granduca Gian Gastone[17] che lo porteranno a percorrere le campagne di buona parte della Toscana e del resto della penisola italiana. Probabilmente a seguito di uno di questi viaggi, effettuato nell’autunno del 1736 nei territori della Repubblica di Venezia e in particolare sul Monte Baldo, a causa delle fatiche sostenute e delle asprezze del clima più freddo del solito in quella regione, si ammalò gravemente di polmonite sul finire del mese di dicembre e nel giro di pochi giorni venne a morte il 2 gennaio 1737[18].

Come tramanda il Targioni Tozzetti nella biografia del suo maestro, il corpo di Micheli fu esposto la mattina seguente nella Chiesa di Santa Maria degli Alberighi, sua parrocchia; quindi, finite le esequie, fu ricomposto in una bara di legno e inumato nel pavimento della suddetta chiesa.

Cenotafio di Pier Antonio Micheli nella Basilica di Santa Croce di Firenze

Questa sepoltura avrebbe dovuto essere provvisoria in attesa di trasferire il corpo nella Basilica di Santa Croce, una volta ultimata la realizzazione del monumento sepolcrale che qui si era stabilito di erigere in onore del botanico. Purtroppo tale traslazione non avvenne mai a causa di controversie economiche che sorsero tra gli eredi, il priore di Santa Maria degli Alberighi e i frati di Santa Croce; per questo motivo, dopo qualche decennio, delle spoglie terrene del Micheli si perse ogni traccia, seguendo queste in toto la sorte toccata alla chiesa di Santa Maria degli Alberighi, soppressa nel 1769 per volere del Granduca Pietro Leopoldo e di lì a poco demolita[19]. Ricorda sempre il Targioni Tozzetti che il busto collocato in Santa Croce poco si avvicina alle reali sembianze del Micheli perché fu scolpito ad immagine e somiglianza della maschera funeraria che egli stesso aveva fatto ricavare dal volto del defunto, ormai troppo deformato dalla malattia, mentre assai somigliante al vero risulta un busto in gesso un tempo di sua proprietà e oggi incluso nelle collezioni della Sezione di Botanica del Museo di Storia Naturale dell’Università degli Studi di Firenze[20].

Esequie solenni gli furono tributate poco tempo dopo anche dalla Società Colombaria[21][8], di cui fu uno dei soci fondatori nel 1735, e ovviamente dalla Società Botanica Fiorentina.

Oltre un secolo dopo la sua morte, la città di Firenze intese onorare l’illustre botanico dedicandogli una statua in una nicchia nel loggiato degli Uffizi. La scultura, opera di Vincenzo Consani (1818-1887) inaugurata nel 1856, raffigura Micheli mentre esamina una pianta che tiene in mano. L’Amministrazione Comunale Fiorentina volle altresì intitolargli una via che costeggia un lato dell’Orto Botanico[22].

Le grandi capacità di botanico fruttarono in vita al Micheli la stima e l’ammirazione di svariati scienziati, per lo più stranieri, come Herman Boerhaave, William Sherard, James Petiver, ma anche italiani come Giuseppe Ginanni con i quali intrattenne un intenso scambio di idee e di campioni vegetali. Molti campioni appartenuti al botanico fiorentino sono oggi conservati presso il Museo di storia naturale di Londra nel famoso Erbario Sloane, qui confluiti perché inviati dal Micheli sia allo stesso Hans Sloane che a James Petiver[8].

Raffigurazione di orchidea tratta dal Manoscritto 21 Observationes Botanicae Variae (1726, inedito). Sede di Botanica della Biblioteca di Scienze dell'Università degli Studi di Firenze.

A conferma del suo importante contributo all'avanzamento degli studi botanici è importante ricordare che molte specie di piante di svariate famiglie portano il suo nome e che Linneo, con cui pure era stato in contatto epistolare, volle tributargli nel 1753 un omaggio postumo dedicandogli il genere Michelia (famiglia Magnoliacee)[23].

L’attività scientifica di Micheli non si esaurì unicamente nel campo della botanica, anzi, durante i suoi viaggi studiò l’ambiente naturale anche dal punto di vista geologico e mineralogico e raccolse parecchi fossili che poi puntualmente descrisse in alcuni dei suoi manoscritti[24][25].

Manoscritti ed erbario

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I manoscritti e l’erbario Micheli furono acquisiti nel 1738[26][27][28] dall’allievo Giovanni Targioni Tozzetti e quindi la loro attuale collocazione fu determinata dai vari lasciti e dalle diverse scelte operate dagli eredi nel corso del tempo.

Il nucleo più corposo della collezione (manoscritti ed erbario), acquistato nel 1845 dal Granduca Leopoldo II su suggerimento dell'allora direttore del Giardino dei Semplici di Firenze Filippo Parlatore[N 6], è oggi suddiviso tra la Sede di Botanica della Biblioteca di Scienze dell'Università degli studi di Firenze[N 7] e il Museo di Storia Naturale.

La Sede di Botanica conserva 72 manoscritti (segnati 1-71, più un volume 69bis), due volumi segnati 29bis (il volume a stampa Nova plantarum genera, 1729, e uno di prove di stampa) e due volumi (72 e 73) di indice alfabetico generale, per un totale di circa 11.000 carte fra le quali un piccolo nucleo è autografo mentre le restanti sono attribuite a copisti (cinque quelli individuati, ma non identificati). Circa 1300 carte presentano disegni autografi del Micheli a cui si aggiungono circa 2500 tavole a colori, attribuite in parte a Tommaso Maria Chellini (1672-1742) e Giovanni Bonechi[29]. I due volumi di indice alfabetico generale, stilati dal Parlatore, fungono da chiave d’accesso all’erbario e ancora oggi sono utilizzati a questo scopo.

Di tale acquisizione la Sezione Botanica del Museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze conserva invece quello che oggi è denominato Erbario Micheli e Targioni Tozzetti[30][31], l’ingente raccolta di campioni essiccati di piante, frutto di anni di ricerca e studio da parte di Micheli, poi arricchita e rimaneggiata da Giovanni, Ottaviano e Antonio Targioni Tozzetti, che andarono ad aggiungervi e mescolarvi i loro reperti. Anche la collezione lito-mineralogica targioniana[32], presente nella Sezione di Mineralogia e Litologia del Museo, ingloba in parte la raccolta del Micheli.

Un secondo nucleo di manoscritti è conservato presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze nel Fondo Targioni Tozzetti[N 8].

Esplicative
  1. ^ «Questa occupazione [presso il librario Ottavio Felice Bonaiuti] invece di smorzare in Pietr' Antonio Micheli il nascente amore per la Botanica, viepiù glielo accrebbe, mentre gli diede comodo di vedere alcuni libri di piante, e specialmente il Mattioli con grandi figure della stampa del Valgrisi di Venezia nel 1585. Questo libro diventò la sua delizia, e quando aveva qualche ora libera dal lavoro, non faceva altro che scartabellarlo, osservando diligentemente quelle immagini, e fomentando sempre di più la nascente passione». In Targioni Tozzetti 1858, p. 7
  2. ^ «Gli riuscì finalmente, dopo tante vicende e inquietudini, sulla fine dell'anno 1729 di ultimare la stampa della sua prima parte di Nuovi Generi di piante, meditata da molti anni, messa insieme con grandissima fatica, ed aspettata con impazienza dai letterati». In Targioni Tozzetti 1858, p. 251
  3. ^ «Della quale laboriosissima opera [Nova plantarum genera] il secondo volume è rimasto inedito ed imperfetto tra' suoi scritti». In Cocchi 1737, pp. 16-17
  4. ^ «Interessanti ed originali ricerche si trovano riportate in particolare nel manoscritto, intitolato Trattato dei semi dei Funghi e della vegetazione delle Piante (Ms. 57), dove Micheli descrive con grande accuratezza le sue osservazioni sia sul "seme", che solo più tardi sarà chiamato spora, sia sull'asco con le relative ascospore, di cui riporta disegni inequivocabili. È la prima volta che vengono osservate con così grande chiarezza parti microscopiche dei funghi e per di più ad opera di uno scienziato autodidatta». In Maugini 1987, p. 9
  5. ^ «Gli specialisti della materia sono generalmente d'accordo che la miglior data nella quale fissare la nascita della Micologia sia il 1729, anno della pubblicazione a Firenze dell'opera di Pier Antonio Micheli, che porta il titolo di Nova Plantarum Genera». In Francini Corti 1980, p. 88
  6. ^ «L'année suivante, en 1845, le Granduc Léopold daigna sur ma proposition acquérir au prix de 2.000 écus toscans (12.000 francs) pour notre Musée, l'herbier et les manuscrits de l'illustre botaniste Pierre Antoine Micheli, le père de la cryptogamie». In Parlatore 1874, p. 57
  7. ^ Archivi della Biblioteca di Scienze dell'Università di Firenze.
  8. ^ Fondo Targioni Tozzetti della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze.
Bibliografiche
  1. ^ Targioni Tozzetti 1858, p. 5.
  2. ^ Cocchi 1737, p. 3.
  3. ^ Targioni Tozzetti 1858, pp. 18-28.
  4. ^ Viciani, Nepi 2019, p. 339.
  5. ^ Targioni Tozzetti 1858, pp. 39-40.
  6. ^ Cocchi 1737, p. 6.
  7. ^ Francini Corti 1980, pp. 88-89.
  8. ^ a b c Nepi 2009b, p. 99.
  9. ^ a b Corti 1980, pp. 94-95.
  10. ^ Ragazzini 1993, pp. 41-48.
  11. ^ Cocchi 1737, p. 23.
  12. ^ Nelli 2006, p. 4.
  13. ^ Nepi 2017, pp. 11-13.
  14. ^ Negri 1938, p. 62.
  15. ^ Martelli 1884a, pp. 193-261.
  16. ^ Ragazzini 1993, pp. 50-52.
  17. ^ Targioni Tozzetti 1858, pp. 186-195.
  18. ^ Targioni Tozzetti 1858, pp. 317-322.
  19. ^ Martelli 1884b, p. 333.
  20. ^ Targioni Tozzetti 1858, pp. 323-324.
  21. ^ Targioni Tozzetti 1858, pp. 324-325.
  22. ^ Maugini 1987, p. 7.
  23. ^ Jarvis 2016, pp. 1-24.
  24. ^ Dainelli Dolfi 1903, pp. 201-208.
  25. ^ Negri 1938, pp. 63-64.
  26. ^ Targioni Tozzetti 1858, pp. 327-328.
  27. ^ Ramsbottom 1957, pp. 774-775.
  28. ^ Nelli 2006, p. 7.
  29. ^ Ragazzini 1993, pp. XV-XVI.
  30. ^ Nepi 2009a, pp. 85-93.
  31. ^ Jarvis 2009, pp. 100-102.
  32. ^ Cipriani 2007, pp. 41-49.
  • Antonio Cocchi, Elogio di Pietro Antonio Micheli botanico dell a.r. del sereniss. granduca di Toscana e fondatore della Societa botanica fiorentina letto pubblicamente nella Sala del consiglio di Palazzo Vecchio il di 7. d'agosto 1737. Da Antonio Cocchi mugellano essendo presidente della medesima società l'illustriss. sig. abate marchese Antonio Niccolini, In Firenze per Gio. Gaetano Tartini, e Santi Franchi : nella stamperia di sua altezza reale, 1737. URL consultato il 7 gennaio 2021.
  • Giovanni Targioni Tozzetti, Notizie della vita e delle opere di Pier Antonio Micheli, Firenze, Le Monnier, 1858. URL consultato il 7 gennaio 2021.
  • (FR) Filippo Parlatore, Les collections botaniques du Musèe Royal de Physique et d’histoire naturelle de Florence, Firenze, Le Monnier, 1874, DOI:10.5962/bhl.title.41169. URL consultato il 7 gennaio 2021.
  • Ugolino Martelli, Gli Agaricini del Micheli illustrati da U. Martelli, in Nuovo giornale botanico italiano, vol. 16, Firenze, Societa botanica italiana, 1884, pp. 193-261.
  • Ugolino Martelli, Sulla sepoltura del Micheli, in Nuovo giornale botanico italiano, vol. 16, Firenze, Societa botanica italiana, 1884, p. 333.
  • Giotto Dainelli Dolfi, Le osservazioni fisiche in Toscana di Pier Antonio Micheli, in Rivista geografica italiana, vol. 10, Firenze, Pacini, 1903, pp. 201-208.
  • Giovanni Negri, Pier Antonio Micheli, botanico in Colombaria, l’Avido, in Atti della Società Colombaria Fiorentina, vol. 45, n. 1, Firenze, Società colombaria fiorentina, 1938, pp. 47-67.
  • (EN) John Ramsbottom, P. A. Micheli and his Nova Plantarum Genera, in Bulletin du Jardin Botanique de l'État à Bruxelles, vol. 27, n. 4, Bruxelles, Ministere de l'agriculture, 1957, pp. 773-777.
  • (EN) Geoffrey Clough Ainsworth, Introduction to the history of mycology, Cambridge, Cambridge university press, 1976.
  • Eleonora Francini Corti, Pier Antonio Micheli, padre della Micologia, in Informatore Botanico Italiano, vol. 12, Pisa; Firenze, Società Botanica Italiana, 1980, pp. 88-92.
  • Roberto Corti, Pier Antonio Micheli valente precursore di Linneo e fondatore della prima Società Botanica sorta nel mondo, in Informatore Botanico Italiano, vol. 12, Pisa; Firenze, Società Botanica Italiana, 1980, pp. 93-97.
  • Stefania Ragazzini, Per una catalogazione degli scritti inediti di Pier Antonio Micheli, in Annali dell'Istituto e Museo di storia della scienza di Firenze, vol. 8, n. 2, Firenze, Giunti, 1983, pp. 159-172.
  • Elena Maugini, In ricordo di Pier Antonio Micheli nel 250º anno della sua morte, in Informatore Botanico Italiano, vol. 19, Pisa; Firenze, Società Botanica Italiana, 1987, pp. 5-10.
  • Alessandro Tosi, «Biblioteche della natura». Collezioni naturalistiche nella Toscana del primo Settecento, in Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa. Classe di Lettere e Filosofia, serie 3, vol. 19, n. 3, Pisa, Scuola Normale Superiore, 1989, pp. 1027-1064.
  • Stefania Ragazzini (a cura di), I manoscritti di Pier Antonio Micheli conservati nella Biblioteca botanica dell'Università di Firenze : catalogo, Firenze; Milano, Giunta Regionale Toscana Bibliografica, 1993.
  • Enrico Baldini, Stefania Ragazzini, Le varietà di ulivo dell'agro fiorentino. Manoscritto inedito di Pietro Antonio Micheli, Firenze, Accademia dei Georgofili, 1998.
  • Renzo Nelli (a cura di), I fondi archivistici della Biblioteca di botanica dell'Università degli Studi di Firenze (PDF), Firenze, Polistampa, 2006.
  • Curzio Cipriani, La "Raccolta Micheliana" nella collezione mineralogica di Giovanni Targioni Tozzetti (PDF), in Museologia Scientifica, nuova serie, vol. 1, n. 1, Verona, A.N.M.S., 2007, pp. 41-49. URL consultato il 7 gennaio 2021.
  • Chiara Nepi, L'Erbario Micheli-Targioni (PDF), in Mauro Raffaelli (a cura di), Il Museo di storia naturale dell’Università di Firenze, II, Le collezioni botaniche, Firenze, Firenze University Press, 2009, pp. 85-93. URL consultato il 13 gennaio 2021.
  • Chiara Nepi, Pier Antonio Micheli, un botanico autodidatta (PDF), in Mauro Raffaelli (a cura di), Il Museo di storia naturale dell’Università di Firenze, II, Le collezioni botaniche, Firenze, Firenze University Press, 2009, pp. 94-99.
  • (EN) Charles E. Jarvis, L'importanza scientifica dell'Erbario Micheli-Targioni di Firenze, in Mauro Raffaelli (a cura di), Il Museo di storia naturale dell’Università di Firenze, II, Le collezioni botaniche, Firenze, Firenze University Press, 2009, pp. 100-102.
  • Aurora Montemartini Corte, Giuseppe Caretta, Claudio Ciccarone, Roberto Narducci, Paolo Emilio Tomei, La micologia in Italia: tracce sul percorso di una conoscenza, in Informatore Botanico Italiano, vol. 44, n. 2, Pisa; Firenze, Società Botanica Italiana, 2012, pp. 475-484. URL consultato il 7 gennaio 2021.
  • (EN) Charles E. Jarvis, Pier Antonio Micheli (1679–1737) and Carl Linnaeus (1707–1778), in Webbia, vol. 71, n. 1, London, Taylor & Francis, 2016, pp. 1-24.
  • Chiara Nepi, Pier Antonio Micheli (1679-1737) (PDF), in Paolo Luzzi (a cura di), Atti del convegno “Il Giardino dei semplici tra passato e futuro: 470° dalla fondazione, Museo di Storia Naturale in collaborazione con l’Accademia dei Georgofili, 30 novembre – 2 dicembre 2015, Notiziario della Società Botanica Italiana, n. 1, Firenze, Società Botanica Italiana, 2017, pp. 8-13. URL consultato il 7 gennaio 2021.
  • Daniele Viciani, Chiara Nepi, Tozzia Alpina L, Precisazioni sull'eponimia (PDF), in Notiziario della Società Botanica Italiana, vol. 3, n. 2, Firenze, Società Botanica Italiana, 2019, p. 339. URL consultato il 7 gennaio 2021.

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