The Crisis (rivista)
The Crisis | |
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Stato | Stati Uniti |
Lingua | inglese |
Periodicità | mensile |
Genere | rivista |
Fondatore | W.E.B. Du Bois, O.G. Villard, J.M. Barber, C.E. Russell, K. Miller, W.S. Braithwaite, M. D. Maclean[1] |
Fondazione | 1910[1] |
Sede | New York |
Editore | National Association for the Advancement of Colored People |
Direttore | James W. Ivy |
ISSN | 1559-1573 | e 2169-2734
Sito web | www.thecrisismagazine.com/, bibpurl.oclc.org/web/38727 e thecrisismagazine.com/ |
The Crisis è la rivista ufficiale della National Association for the Advancement of Colored People (NAACP), associazione statunitense per la promozione dei diritti civili. È stata fondata nel 1910 e suo primo direttore è stato William Edward Burghardt Du Bois.
Fin dal suo esordio, la rivista ha recato il sottotitolo A Record of The Darker Races (Una testimonianza delle razze più scure). Nel 1997 è stata rinominata The New Crisis: The Magazine of Opportunities and Ideas, ma nel 2003 è tornata al titolo originario.[2]
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Il primo numero della rivista è stato pubblicato nel novembre del 1910. Tra i fondatori risultano W. E. B. Du Bois, che ne fu direttore, Oswald Garrison Villard, J. Max Barber, Charles Edward Russell, Kelly Miller, W. S. Braithwaite e M. D. Maclean.[3][1] Il titolo fu tratto dal poema The Present Crisis[4] di James Russell Lowell.[5] Pubblicata mensilmente, nel primo anno raggiunse il migliaio di lettori, ma già nel 1916 raggiunse le trentamila copie[6] (tre volte il numero dei soci dell'associazione) e nel 1919 superò le centomila.[7][8]
Nel primo editoriale, Du Bois espresse i suoi propositi come:[1]
«The object of this publication is to set forth those facts and arguments which show the danger of race prejudice, particularly as manifested today toward colored people. It takes its name from the fact that the editors believe that this is a critical time in the history of the advancement of men. [...] Finally, its editorial page will stand for the rights of men, irrespective of color or race, for the highest ideals of American democracy, and for reasonable but earnest and persistent attempts to gain these rights and realize these ideals.»
«Lo scopo di questa pubblicazione è di esporre i fatti e gli argomenti che mostrano il pericolo del pregiudizio razziale, in particolare per come si manifesta oggi verso le persone di colore. Deriva il suo nome dal fatto che i redattori ritengono che questo è un momento critico nella storia del progresso dell'umanità. [...] Infine, il suo editoriale si batterà per i diritti degli uomini, a prescindere dal colore della pelle o razza, per i più alti ideali della democrazia americana e per i tentativi ragionevoli, ma seri e persistenti, di ottenere questi diritti e realizzare questi ideali.»
Sebbene affrontasse prevalentemente temi d'attualità,[9] su The Crisis furono pubblicati anche poesie, recensioni e saggi sulla cultura e la storia. Attraverso la rivista, Du Bois pubblicò le opere di scrittori associati all'Harlem Renaissance. Il periodo compreso tra il 1919 e il 1926, durante il quale Jessie Redmon Fauset fu direttore letterario, la rivista raggiunse il suo massimo come contenuto letterario, con la pubblicazione di opere di Arna Bontemps, Langston Hughes, Countee Cullen e Jean Toomer.[10]
Come Du Bois stesso affermò in Dusk of Dawn (1940), attraverso la rivista espresse prevalentemente la sua opinione.[11] La rivista inoltre investì i suoi profitti nell'etichetta discografica Black Swan Records.[12] Finché questa fu in linea con il programma liberale di riforme sociali e uguaglianza razziale della NAACP, rivestì quindi il ruolo di direttore; ma, quando negli anni trenta sostenne una forma di separatismo delle persone di colore, entrò il contrasto con la direzione dell'associazione e ciò condusse alle sue dimissioni nel 1934. Fu sostituito da Roy Wilkins, che diresse la rivista fino al 1949.[10]
Wilkins muto linea politica, appoggiando il New Deal di Franklin Delano Roosevelt che era stato invece osteggiato da Du Bois. Ridusse progressivamente i contributi letterari e, dagli anni quaranta, la sezione di attualità - ormai superata dal proliferare di quotidiani e settimanali rivolti alla comunità afroamericana. Introdusse, invece, nel 1937 un indice bibliografico annuale sugli studi razziali (black studies) che sarà curato da Arthur Barnett Spingarn fino al 1968 e costituirà in seguito un importante riferimento per il proseguimento di tali studi.[13]
Dal 1949 al 1966 la rivista fu diretta da James W. Ivy che diede alla rivista un respiro internazionale, concentrandosi anche sul processo della decolonizzazione.[2] Il successivo direttore fu Henry L. Moon, sostituito nel 2007 da Jabori Asim.
La rivista ha mantenuto nel corso della sua storia un approccio erudito e lontano dagli estremismi.[2]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d (EN) Quintard Taylor, From Timbuktu to Katrina: Sources in African-American History, vol. 2, Cengage Learning, 2007, p. 11, ISBN 9780495092780. Accessibile tramite Google.books. URL consultato il 7 marzo 2014.
- ^ a b c P. Finkelman, p. 518, 2009.
- ^ (EN) About The Crisis: Overview, su thecrisismagazine.com, The Crisis. URL consultato il 7 marzo 2014 (archiviato dall'url originale l'8 marzo 2014).
- ^ La versione integrale del poema in lingua inglese può essere consultata su Wikisource: The Present Crisis.
- ^ (EN) The Crisis, primo numero, su myloc.gov, Reso disponibile on-line dalla Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti. URL consultato il 13 novembre 2011 (archiviato dall'url originale il 6 aprile 2012).
- ^ (EN) Patricia Bernstein, The First Waco Horror: The Lynching of Jesse Washington and the Rise of the NAACP, Texas A&M University Press, 2006, p. 60, ISBN 978-1-58544-544-8.
- ^ P. Finkelman, p. 516, 2009.
- ^ (EN) Richard Wormser, The Rise and Fall of Jim Crow, Jim Crow Stories: The Crisis Magazine Established (1910), PBS.org. URL consultato il 7 marzo 2014.
- ^ P. Finkelman, p. 515, 2009.
- ^ a b P. Finkelman, p. 517, 2009.
- ^ (EN) W. E. B. Du Bois, Pamphlets and leaflets, a cura di Herbert Aptheker, Kraus-Thomson Organization, 1986, p. 262, ISBN 9780527253486.«I determine to make the opinion of the Crisis a personal opinion; because, as I argued, no organization can express definite and clear cut opinions [...] the Crisis would state openly the opinion of its editor, so long, of course, as that opinion was in general agreement with that of the organization.»
- ^ Brothers, 2014, pp.127–129
- ^ P. Finkelman, pp. 517-518, 2009.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Paul Finkelman, The Crisis, in Encyclopedia of African American History, 1896 to the Present: From the Age of Segregation to the Twenty-First Century, Oxford University Press, 2009, pp. 515–518, ISBN 9780195167795.
- (EN) Thomas David, PhD Brothers, Louis Armstrong: Master of Modernism, W.W. Norton & Company, 2014, pp. 127–129, ISBN 978-0-3930-6582-4, LCCN 2013037726, OCLC 858940268. Ospitato su Internet Archive.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su The Crisis
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Sito ufficiale, su thecrisismagazine.com.
- Sito ufficiale, su bibpurl.oclc.org.
- Sito ufficiale, su thecrisismagazine.com.