Altiero Spinelli

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Altiero Spinelli

Commissario europeo per la politica industriale e tecnologica
Durata mandato6 gennaio 1973 –
1976
PresidenteFrançois-Xavier Ortoli
PredecessoreSé stesso
(Ricerca e Industria)
SuccessoreCesidio Guazzaroni (Politica industriale e tecnologica [senza l'acciaio]), Henri François Simonet (Politica industriale e tecnologica [acciaio])

Commissario europeo per gli affari industriali, per la ricerca generale e la tecnologia e per il Centro comune di ricerca
Durata mandato1º luglio 1970 –
6 gennaio 1973
PresidenteFranco Maria Malfatti
Sicco Mansholt
PredecessoreGuido Colonna di Paliano
SuccessoreSé stesso
(Politica industriale e tecnologica)

Europarlamentare
Durata mandato17 luglio 1979 –
23 maggio 1986
LegislaturaI, II
Gruppo
parlamentare
COM
Incarichi parlamentari
I legislatura:
  • Vicepresidente della Commissione per i bilanci (1979-1982)
  • Membro della Commissione per gli affari istituzionali (1982-1984)
  • Membro della Commissione per la protezione dell'ambiente, la sanità pubblica e la tutela dei consumatori (1982-1984)
  • Membro della Delegazione per le relazioni con i paesi dell'Europa del Nord e il Consiglio nordico (1982-1984)

II legislatura

  • Presidente della Commissione per gli affari istituzionali (1984-1986)
  • Membro della Commissione per i bilanci (1984-1986)
Sito istituzionale

Deputato della Repubblica Italiana
Durata mandato5 luglio 1976 –
11 luglio 1983
LegislaturaVII, VIII
Gruppo
parlamentare
Misto-Indipendenti di sinistra
CircoscrizioneLazio
CollegioRoma
Sito istituzionale

Dati generali
Partito politicoSinistra indipendente (1948-1986)
In precedenza:
PCd'I (1921-1937)
Pd'A (1943-1946)
CDR (1946)
Titolo di studioDiploma di liceo classico
ProfessioneScrittore, politico

Altiero Spinelli (Roma, 31 agosto 1907Roma, 23 maggio 1986) è stato un politico e scrittore italiano, sovente citato come padre fondatore dell'Unione europea per la sua influenza sull'integrazione europea post-bellica.

Militante comunista e antifascista in gioventù[1], nel 1941, internato a Ventotene, insieme ad Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni redasse il manifesto "Per un'Europa libera e unita" (più comunemente noto come Manifesto di Ventotene), considerato un precursore del processo di integrazione europea.

Nel 1943 fu fondatore del Movimento Federalista Europeo e poi cofondatore dell'Unione dei Federalisti Europei. Ricoprì diversi incarichi nelle istituzioni comunitarie e italiane, tra cui: membro della Commissione europea dal 1970 al 1976, poi del Parlamento italiano (1976) e quindi del primo Parlamento europeo nel 1979. Fu promotore di un progetto di trattato istitutivo di un'Unione Europea con marcate caratteristiche federali che venne adottato dal Parlamento europeo nel 1984.

Questo progetto influenzò in maniera significativa il primo tentativo di profonda revisione dei trattati istitutivi della CEE e dell'EURATOM, l'Atto unico europeo. Fu membro del parlamento europeo per dieci anni, eletto nelle liste del Partito Comunista Italiano come indipendente, e rimase uno degli attori politici principali sulla scena europea attraverso il Club del coccodrillo, da lui fondato e animato nel 1981.

Ambiente familiare e formazione culturale

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Nato a Roma il 31 agosto 1907 dai teatini Carlo e Maria Ricci,[2] trascorse la prima infanzia nella città brasiliana di Campinas, dove il padre esercitava la funzione di viceconsole del Regno d'Italia. Quando compì cinque anni, suo padre decise di interrompere la carriera diplomatica per quella imprenditoriale e ritornò in patria, con la famiglia.

Durante gli anni al liceo Mamiani di Roma, Spinelli dimostrò una discreta capacità di assimilare le lingue che studiava, come il latino, il tedesco e il francese. Il greco classico lo studiò in carcere, poiché il liceo classico che frequentava aveva una sezione sperimentale nella quale il greco era sostituito da una seconda lingua straniera. Fin da giovanissimo approfondì da autodidatta il pensiero marxista grazie ai libri della biblioteca paterna, ma la lettura gli risultò molto complessa. Per descrivere il suo livello di conoscenza della filosofia marxista in quel tempo, Spinelli coniò l'espressione cattedrale di granito e nebbia con la quale indicava la fede cieca nella dottrina del partito, nonostante le lacune e la mancata comprensione di alcune questioni[3].

Riuscì a diplomarsi all'età di sedici anni e poi si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza all'Università "La Sapienza".

Impegno politico

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La reazione dei giornali italiani ad una manifestazione fascista del 1921 mirante a traslare la salma di Enrico Toti al Cimitero del Verano, spinse Spinelli ad avvicinarsi al comunismo, sul piano delle idee. Quasi tutti i giornali, infatti, avevano taciuto la reazione degli abitanti del quartiere San Lorenzo, tranne un giornale comunista. Ciò lo convinse del fatto che i comunisti fossero più coraggiosi e più coerenti rispetto ai socialisti, maggiormente portati al dialogo con le forze borghesi. Da ciò derivò la frattura tra il giovane Spinelli e il padre, tenacemente ancorato al Partito Socialista[4].

Si iscrisse al Partito Comunista d'Italia nel 1924, l'anno dell'assassinio di Giacomo Matteotti, col fascismo ormai al potere e i comunisti costretti alla clandestinità. Tale situazione non lo scoraggiò e divenne ben presto il leader della cellula del quartiere Trionfale, grazie alla conoscenza della dottrina marxista, che gli permetteva di offrire spiegazioni ai garzoni e bottegai che facevano parte della cellula. L'attività di partito ben presto lo sottrasse agli affetti familiari e lo costrinse a trasferirsi a Milano per sfuggire alla polizia. Il tentativo comunque fu inutile perché il 3 giugno 1927 fu arrestato e, sulla base delle leggi speciali per gli oppositori politici introdotte dal fascismo, condannato dal Tribunale speciale per la difesa dello Stato a sedici anni e otto mesi di carcere, dopo un anno già passato a San Vittore.

Periodo in carcere

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Spinelli scontò circa dieci anni di carcere dal 1928 al 1937 in tre città diverse: a Lucca (1928-1931), a Viterbo (1931-1932) e a Civitavecchia (1932-1937). A queste tre fasi vanno aggiunti pochi mesi passati a Roma nel 1937, nel carcere di Regina Coeli, nell'attesa di tornare in libertà, essendogli stati condonati cinque anni nel 1932, in occasione del decennale della Marcia su Roma e altri due anni nel 1934 per la nascita della principessa Maria Pia di Savoia, figlia del principe Umberto II di Savoia.[5] In questi anni, a causa della lontananza, si concluse il suo rapporto con Tina Pizzardo (nipote del cardinale Giuseppe Pizzardo).

Trascorse tale periodo approfondendo i suoi studi nel campo della filosofia, soprattutto Hegel e Marx, della storia e dell'economia, ma anche in quello letterario (imparò il russo e lo spagnolo leggendo i classici in lingua originale). Tra i compagni di reclusione, Spinelli stimava Giuseppe Pianezza[6], Umberto Terracini e Leo Valiani. Pur rimanendo iscritto al partito, maturò gradualmente il suo distacco dal marxismo, considerandolo ormai troppo liberale per fare l'interesse del proletariato[senza fonte]. Non si avvicinò ancora, tuttavia, ad altre ideologie politiche e, per questo, fu costantemente guardato con sospetto dagli altri detenuti politici. Nel 1937 fu trasferito a Roma ma, mentre attendeva con ansia il momento del rilascio, ricevette la brusca notizia del trasferimento al confino di Ventotene.

Anni del confino

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Altiero Spinelli fu confinato in due località diverse: a Ponza (1937-1939) e a Ventotene (1939-1943)[7][8]. In quegli anni di confino fu uno dei pochi esponenti comunisti a prendere le distanze da Stalin, dai processi di Mosca e dal comunismo sovietico in generale.

Spinelli non rifiutava solo l'interpretazione del terrore staliniano come di un necessario periodo «giacobino» che avrebbe rafforzato la rivoluzione, bensì negava alle fondamenta tutto l'insieme della politica comunista quale si era configurata dal periodo del «socialfascismo» fino alla politica dei fronti popolari, colpendo anche le basi della dottrina marxista[9]. Celeste Negarville scrive nel suo diario un commento proprio alle posizioni di Altiero nell'isola in quel periodo, commentando che «la posizione di Altiero è pericolosissima: "condizione per la rivoluzione in Europa, l'abbattimento della dittatura staliniana"». Spinelli rilevava come «la dittatura del proletariato si era trasformata in dittatura del partito, poi del Comitato centrale, poi personale di Stalin».

Nel 1937, quindi, Altiero Spinelli fu espulso dal Partito Comunista d'Italia con l'accusa di voler "minare l'ideologia bolscevica, e di essersi trasformato in un piccolo borghese", quindi ritenuto trockista, definizione infamante per un comunista ortodosso dell'epoca.

Il periodo del confino, tuttavia, fu fondamentale nel suo percorso intellettuale e politico. Ebbe l'opportunità di leggere una serie di articoli scritti negli anni venti da Luigi Einaudi sul Corriere della Sera, pubblicati col titolo "Lettere di Junius", e condivise tale esperienza con uomini politici di primaria importanza nella storia d'Italia, come il futuro Presidente della Repubblica Sandro Pertini e, in particolare con l'esponente GL Ernesto Rossi e il socialista Eugenio Colorni.

Manifesto di Ventotene

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Lo stesso argomento in dettaglio: Manifesto di Ventotene.
Spinelli ritratto nella foto-scheda segnaletica del Ministero dell'Interno italiano

Nel giugno del 1941, durante il soggiorno forzato sull'isola di Ventotene, Spinelli, con la collaborazione di Ernesto Rossi e di Eugenio Colorni, scrisse il documento base del federalismo europeo: il Manifesto per un'Europa Libera e Unita, meglio conosciuto come Manifesto di Ventotene.

Le vicende della stesura originale, le successive versioni e la diffusione clandestina del Manifesto sono tuttora oscure. Le testimonianze circa il modo in cui il Manifesto uscì clandestinamente da Ventotene non concordano. Decisivo fu sicuramente il contributo di Ursula Hirschmann, moglie di Colorni che, non essendo confinata e avendo la possibilità di mantenere rapporti costanti col marito, sarebbe riuscita a far giungere lo scritto nella penisola e a diffonderlo. Secondo la versione più suggestiva, il testo, per mancanza di carta, fu scritto sulla carta da sigarette e, per evitare i controlli della polizia, nascosto nel ventre di un pollo arrosto e portato sul continente[10]. Assieme a Hirschmann contribuirono alla diffusione dello scritto Gigliola e Fiorella Spinelli (sorelle di Altiero) e Ada Rossi (moglie di Ernesto). Tuttavia non è rimasta traccia di nessuna delle versioni dattiloscritte o ciclostilate del documento che circolavano tra il 1941 e il 1943.

Spinelli fu liberato da Ventotene dopo l'arresto di Benito Mussolini, ai primi di agosto del 1943. Di fronte a quella che era stata la catastrofe europea, Spinelli aveva maturato la convinzione che solo un'organizzazione federale avrebbe potuto farla rientrare da protagonista nel quadro internazionale. Per servire tale convinzione, Spinelli non fondò un partito, bensì un movimento trasversale ai partiti politici.

Il 27 e il 28 agosto 1943, in casa di Mario Alberto Rollier in Via Poerio, a Milano, dove una lapide ricorda l'evento, si tenne il congresso di fondazione del Movimento Federalista Europeo. Erano presenti, tra gli altri, Spinelli, Colorni, Rossi, Ursula Hirschmann, Manlio Rossi Doria, Giorgio Braccialarghe e Vittorio Foa[11]. Il movimento adottò come programma il Manifesto di Ventotene.

A metà settembre, essendosi rifugiato in Svizzera, per sfuggire all'occupazione tedesca, Spinelli, insieme a Rossi e a Hirschmann, tentò di contattare altri democratici europei di convinzione federalista. In autunno, anche l'esule Luigi Einaudi si aggiunse al gruppo[11]. Il matrimonio tra Hirschmann e Colorni, intanto, era entrato in crisi e lei si avvicinò a Spinelli[12]; in Svizzera, nacque Diana, la prima delle loro tre figlie. La giornalista Barbara Spinelli nacque tre anni dopo. Intanto, Eugenio Colorni, che il 6 maggio 1943 era riuscito a sfuggire alla sorveglianza della polizia e aveva lasciato Melfi per intraprendere l'attività partigiana, venne ucciso a Roma dai fascisti della banda Koch nel maggio del 1944, a pochi giorni dalla liberazione della capitale.

Nella primavera del 1944, a Ginevra, Spinelli e Rossi tennero alcuni incontri con i rappresentanti dei movimenti di Resistenza di otto Paesi. Spinelli preparò con loro un testo di "Dichiarazione federalista", che i resistenti votarono il 20 maggio 1944[11]. Subito dopo, Spinelli aderì al Partito d'Azione e, nel luglio del 1944 rientrò a Milano, per partecipare attivamente alla Resistenza. Fu subito cooptato nella segreteria del Partito d'Azione-Alta Italia, e diresse per qualche mese l'Italia Libera di Milano e Unità europea[11].

Nel mese di marzo 1945 ebbe luogo, a Parigi, la prima Conferenza federalista europea. Spinelli ne fu l'animatore e Ursula Hirschmann l'organizzatrice. Tra i partecipanti, gli scrittori Albert Camus e George Orwell e il filosofo Emmanuel Mounier[11]. Nel febbraio del 1946, insieme a Ferruccio Parri e Ugo La Malfa, Spinelli abbandonò il Partito d'Azione per fondare il Movimento della democrazia repubblicana (poi Concentrazione Democratica Repubblicana)[13]. Tale esperienza fu però di breve durata e si concluse dopo pochi mesi. La Malfa e Parri aderirono al Partito Repubblicano Italiano ma Spinelli non li seguì.

Politico europeo

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Spinelli ebbe un ruolo rilevante nella nascita e nella definizione in chiave moderna del concetto di Europa. La sua speranza che, finita la guerra, si sarebbe potuta costruire una federazione europea poggiava sul presupposto che le potenze vincitrici si sarebbero ritirate dall'Europa; tuttavia l'instaurarsi di un clima di guerra fredda tra le superpotenze statunitense e sovietica e la creazione di un duplice protettorato vanificarono una tale prospettiva.

Nel 1947, Spinelli tornò alla carica con la battaglia federalista[14] (alla quale partecipò anche Giuseppe Motta), vedendo nel Piano Marshall la prima forma di integrazione europea. Una stagione particolarmente favorevole gli si aprì inoltre a partire dal 1950 in occasione dell'elaborazione del trattato CED (Comunità Europea di Difesa).

Nel 1954 propose un mandato costituente per l'Assemblea comune della CED, che fu bloccato per l'opposizione della Francia. L'accantonamento della CED gettò Spinelli nello sconforto. Egli si stava accorgendo che, soprattutto dopo la morte di Stalin, la questione europea si stava via via eclissando. Si rivolse allora a Jean Monnet per proporgli di diventare l'animatore di un partito europeo che tendesse alla creazione di una federazione europea, ma senza esito.

Ulteriore tentativo venne fatto quando si propose di trasformare la CECA in una comunità federale per mezzo di un'evoluzione dei suoi organi e un allargamento delle competenze. Fallita anche tale prospettiva, si dedicò alla campagna in favore di un Congresso del popolo europeo e alla stesura del secondo manifesto federalista. L'idea era di cercare di convocare una serie di assemblee locali, ciascuna delle quali doveva eleggere persone che sarebbero andate a costituire un organismo che prefigurava un Parlamento federale. Anche i risultati di tale iniziativa si rivelarono scarsi, tanto che lo stesso Spinelli l'abbandonò precocemente.

Nel suo discorso per il Congresso del popolo europeo, tenuto a Torino nel 1957, Spinelli mise in discussione e criticò la legittimità del concetto di stato-nazione. Nel 1965, su iniziativa di Altiero Spinelli, che ne fu il primo direttore, la Fondazione Adriano Olivetti, l'Associazione di cultura e politica il Mulino e il Centro studi "Nord e Sud" crearono l'Istituto affari internazionali (IAI) grazie a un sostanzioso contributo della Ford Foundation procurato da Spinelli stesso negli Stati Uniti d'America. L'Istituto affari internazionali nasceva come ente privato senza fini di lucro, con lo scopo di contribuire alla conoscenza dei problemi internazionali, con un'attenzione particolare verso il processo di integrazione europea e l'area mediterranea[15].

Fu membro della Commissione europea ininterrottamente dal 1970 al 1976[16]. Il 1º luglio 1970, il Presidente della Commissione Europea, Franco Maria Malfatti, nominò Spinelli Commissario europeo per gli Affari Industriali, per la Ricerca generale e la Tecnologia, e per il Centro comune di ricerca[17]. Il 22 marzo 1972, fu confermato nel suo incarico all'interno della nuova Commissione guidata da Sicco Mansholt[18]. Il 6 gennaio 1973, fu nuovamente confermato Commissario europeo per la Politica Industriale e Tecnologica nella Commissione presieduta da François-Xavier Ortoli. Mantenne tale incarico sino al 1976.

Spinelli negli ultimi anni di vita

Deputato alla Camera e al Parlamento europeo

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Nel 1976, Spinelli si presentò alle elezioni politiche italiane per la Camera dei deputati, come indipendente di sinistra nelle liste del PCI e fu eletto deputato[19]. Si iscrisse al Gruppo misto, di cui fu presidente per l'intera legislatura. Nello stesso periodo fu anche eletto componente della rappresentanza italiana al Parlamento europeo[20]. Fu confermato deputato nella legislatura successiva (1979-1983), nella quale fece parte della III Commissione Esteri e poi della VII Commissione Difesa[21].

Fu anche eletto nel 1979 come indipendente nella lista del PCI al primo Parlamento europeo a elezione diretta e, successivamente, fu rieletto nel 1984[22]. Ad ottobre del 1980, lanciò la rivista Crocodile – Lettre aux Membres du Parlement européen, nel cui primo editoriale espresse il progetto politico di costruzione di una comune volontà dell'Europa.[23]
Il 14 febbraio 1984 propose un progetto costituzionale per gli Stati Uniti d'Europa; il progetto di un Trattato per l'Unione Europea venne approvato dal Parlamento europeo, mentre i rappresentanti degli Stati membri nel Consiglio europeo bocciarono successivamente la proposta del movimento federalista di trasformare la comunità in una federazione europea di Stati, mediante un passaggio parziale della loro sovranità nazionale a un'istituzione sopra di loro.[23] Entrambe le decisioni influenzarono in maniera significativa il primo tentativo di profonda revisione dei trattati istitutivi della Cee e dell'Euratom, l'Atto unico europeo.

Spinelli fu membro del parlamento europeo per dieci anni[24] e rimase uno degli attori politici principali sulla scena europea[25] attraverso il Club del coccodrillo, da lui fondato nel 1981 e animato successivamente[26]. Nel 1985 intervenne al XXXI Congresso del Partito Radicale di Marco Pannella per esortare i radicali a promuovere a livello europeo le loro campagne portate avanti in Italia[27].

Morì in una clinica romana il 23 maggio 1986[28]. Oggi riposa nel cimitero comunale di Ventotene.

Riconoscimenti

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Statua di Altiero Spinelli, facente parte del Monumento ai padri fondatori dell'Unione Europea del parco Herăstrău di Bucarest
Laurea honoris causa alla memoria in Scienze politiche dall'Università degli Studi di Pavia - nastrino per uniforme ordinaria

Opere su Spinelli

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  • "Ventotene" (2016) spettacolo teatrale della compagnia ALIBI artisti liberi indipendenti di Tricase (LE), scritto da Walter Prete, regia di Gustavo D'Aversa.
  • La macchina del vento (Einaudi, 2019), romanzo di Wu Ming 1 ambientato a Ventotene tra il 1939 e il 1943. Spinelli vi figura tra i personaggi più importanti.
  • Per un'Europa libera e unita. Progetto d'un manifesto, con Ernesto Rossi, 1941. [prima stesura del manifesto di Ventotene, perduto]
  • Il Manifesto del Movimento Federalista Europeo. Elementi di discussione, in "Quaderni del Movimento Federalista Europeo", n. 1, agosto 1943. [seconda stesura del manifesto di Ventotene]
  • Tesi politiche federaliste, settembre 1943, ne "L'Unità europea", n. 3.
  • Problemi della Federazione europea, con Ernesto Rossi, Roma, Edizioni del Movimento italiano per la Federazione europea, 1944. [terza stesura del manifesto di Ventotene]
  • Considerazioni di un federalista sulla Germania, Firenze, La nuova Italia, 1948.
  • Dagli stati sovrani agli Stati Uniti d'Europa, Prefazione di Aldo Garosci, Firenze, La nuova Italia, 1950.
  • Manifesto dei Federalisti Europei, Parma, Guanda, 1957 (ristampato come Il Manifesto dei federalisti europei, a cura di Piero S. Graglia, Ventotene, L'ultima spiaggia, 2016. ISBN 978-88-98-60710-5).
  • L'Europa non cade dal cielo, Bologna, Il mulino, 1960.
  • Tedeschi al bivio, Roma, Opere Nuove, 1960.
  • Repressione politica e opposizione clandestina. Il Tribunale speciale, in Trent'anni di storia politica italiana, 1915-1945, Torino, ERI, 1962.
  • Che fare per l'Europa?, a cura di, Milano, Edizioni di Comunità, 1963.
  • Rapporto sull'Europa, Milano, Edizioni di Comunità, 1965.
  • Il lungo monologo, Roma, Edizioni dell'Ateneo, 1968.
  • L'avventura europea, Bologna, Il Mulino, 1972.
  • PCI, che fare? Riflessioni su strategia e obiettivi della Sinistra, Torino, Einaudi, 1978.
  • La mia battaglia per un'Europa diversa, Manduria, Lacaita, 1979.
  • Verso l'unione europea, Firenze, Istituto Universitario Europeo, 1983.
  • Come ho tentato di diventare saggio
I, Io, Ulisse, Bologna, Il Mulino, 1984. ISBN 88-15-00490-4.
II, La goccia e la roccia, a cura di Edmondo Paolini, Bologna, Il Mulino, 1987. ISBN 88-15-01413-6.
  • Il progetto europeo, Bologna, Il Mulino, 1985. ISBN 88-15-00883-7.
  • Discorsi al Parlamento europeo, 1976-1986, a cura di Pier Virgilio Dastoli, Bologna, Il Mulino, 1987. ISBN 88-15-01268-0.
  • Battaglia per l'Unione. 1979-1986, Lussemburgo, Ufficio delle pubblicazioni ufficiali delle Comunità europee, 1988.
  • Diario europeo
I, 1948-1969, a cura di Edmondo Paolini, Bologna, Il Mulino, 1989. ISBN 88-15-01981-2.
II, 1970-1976, a cura di Edmondo Paolini, Bologna, Il Mulino, 1992. ISBN 88-15-02694-0.
III, 1976-1986, a cura di Edmondo Paolini, Bologna, Il Mulino, 1992. ISBN 88-15-02752-1.
  • Una strategia per gli Stati uniti d'Europa, a cura di Sergio Pistone, Bologna, Il Mulino, 1989. ISBN 88-15-02094-2.
  • L'Europa tra Ovest e Est, a cura di Cesare Merlini, Bologna, Il Mulino, 1990. ISBN 88-15-02674-6.
  • La crisi degli stati nazionali. Germania, Italia, Francia, a cura di Lucio Levi, Bologna, Il Mulino, 1991. ISBN 88-15-02702-5.
  • Il manifesto di Ventotene e altri scritti, Bologna, Il Mulino, 1991. ISBN 88-15-03307-6.
  • Machiavelli nel secolo XX. Scritti del confino e della clandestinità, 1941-1944, a cura di Piero S. Graglia, Bologna, Il Mulino, 1993. ISBN 88-15-04297-0.
  • La rivoluzione federalista. Scritti 1944-1947, a cura di Piero S. Graglia, Bologna, Il Mulino, 1996. ISBN 88-15-05246-1.
  • Europa terza forza. Politica estera e difesa comune negli anni della guerra fredda. Scritti 1947-1954, a cura di Piero S. Graglia, Bologna, Il Mulino, 2000. ISBN 88-15-07279-9.
  • Carteggio. 1961-1971, con Pietro Nenni, Roma, Editori Riuniti, 2007. ISBN 978-88-359-6016-4.
  • "Empirico" e "Pantagruel". Per un'Europa diversa. Carteggio 1943-1945, con Ernesto Rossi, a cura di Piero S. Graglia, Milano, Angeli, 2012. ISBN 978-88-568-4869-4.
  1. ^ Altiero Spinelli, su treccani.it, Enciclopedia Treccani. URL consultato il 30 agosto 2022.
  2. ^ https://www.treccani.it/enciclopedia/altiero-spinelli_%28Dizionario-Biografico%29/
  3. ^ Altiero Spinelli,Come ho tentato di diventare saggio, Il Mulino, 1999, pp.52-54
  4. ^ Altiero Spinelli, cit., pp.54-57
  5. ^ Nazario Sauro Onofri, Amnistie durante il fascismo, su Storia e Memoria di Bologna. URL consultato il 2 aprile 2023.
  6. ^ Eurostudium - Un ordine del giorno degli anni Trenta., su eurostudium.uniroma1.it. URL consultato il 15 gennaio 2015 (archiviato dall'url originale il 24 ottobre 2009).
  7. ^ Commissione di Roma, ordinanza del 17.2.1937 contro Altiero Spinelli ("Scontata la pena carceraria inflittagli dal TS viene confinato"). In: Adriano Dal Pont, Simonetta Carolini, L'Italia al confino 1926-1943. Le ordinanze di assegnazione al confino emesse dalle Commissioni provinciali dal novembre 1926 al luglio 1943, Milano 1983 (ANPPIA/La Pietra), vol. IV, p. 1401
  8. ^ Commissione di Littoria, ordinanza del 13.3.1942 contro Altiero Spinelli ("Al termine della pena precedente, riassegnato per la cattiva condotta politica"). In: Adriano Dal Pont, Simonetta Carolini, L'Italia al confino 1926-1943. Le ordinanze di assegnazione al confino emesse dalle Commissioni provinciali dal novembre 1926 al luglio 1943, Milano 1983 (ANPPIA/La Pietra), vol. IV, p. 1305
  9. ^ PassatoFuturo.com - Altiero Spinelli[collegamento interrotto]
  10. ^ Teoria e Storia del Diritto Privato
  11. ^ a b c d e Intervista di Sonia Schmidt ad Altiero Spinelli, su portale.democraticinelmondo.eu, Democratici Nel Mondo, 1982. URL consultato il 21 agosto 2016 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  12. ^ Simonetta Fiori, E nel confino sbocciò il suo grande amore, La Repubblica, 13 aprile 2006.
  13. ^ Luca Polese Remaggi, Alla ricerca del partito della democrazia. Storia della Concentrazione democratica repubblicana, in Dimensioni e problemi della ricerca storica, vol. 2, n. 38, Roma, Sapienza - Università di Roma, 2006. URL consultato il 14 febbraio 2015 (archiviato il 14 febbraio 2015).
  14. ^ Federal roots. Ernest Wistrich. The Times, mercoledì 10 luglio 1991; p. 15; numero 64068.
  15. ^ European University Institute, su archives.eui.eu. URL consultato il 14 febbraio 2015.
  16. ^ Aldo Moro chiese a Francesco De Martino la designazione di un esperto di area socialista e De Martino esaminò una terna nella quale era inserito anche il nome di Spinelli: 2 "C - Incarichi PSI. Collaboratori De Martino; Rich. collaborazione" (30 aprile 1969 - 4 agosto 1970), Archivio storico del Senato della Repubblica (ASSR), Francesco De Martino, 1.1.3.39.2.
  17. ^ Prima riunione della Commissione Malfatti, su Commissione Europea - Servizi audiovisivi. URL consultato il 14 febbraio 2015 (archiviato il 14 febbraio 2015).
  18. ^ Prima riunione della Commissione Mansholt, su Commissione Europea - Servizi audiovisivi. URL consultato il 14 febbraio 2015 (archiviato il 14 febbraio 2015).
  19. ^ If .. The Economist, 22 maggio 1976; p. 64; numero 6926.
  20. ^ Scheda della VII legislatura, su legislature.camera.it.
  21. ^ parlamentari Scheda della VIII legislatura, su legislature.camera.it.
  22. ^ Scheda del Parlamento europeo
  23. ^ a b (EN) Spinelli, A., Le Parlement Européen à la Croisée des Chemins (PDF), in Barbara Spinelli e Virgilio Dastoli (a cura di), Phenomenology and Mind, vol. 8, Firenze University Press, 22 dicembre 2015 (ristampa), DOI:10.13128/Phe_Mi-17761, ISSN 2280-7853 (WC · ACNP), OCLC 7854833497. URL consultato il 1º dicembre 2019 (archiviato il 1º dicembre 2019). Ospitato su archive.is.
  24. ^ Pitfalls on path to European union. ALTIERO SPINELLI and J. LEECH. The Times, mercoledì 31 ottobre 1984; p. 13; numero 61974.
  25. ^ Altiero Spinelli: Seer of Grander Europe. James Buxton. The Financial Times, sabato 24 maggio 1986; p. 3; numero 29937.
  26. ^ MEPs Back Europe Blueprint. The Financial Times, 15 settembre 1983; p. 2; numero 29120.
  27. ^ Canale YouTube di RadioRadicale.it - Il testamento di Altiero Spinelli ai Radicali
  28. ^ Signor Altiero Spinelli. The Times, 24 maggio 1986; p. 15; numero 62465.
  29. ^ The European Parliament’s Altiero Spinelli Building (Brussels), su cvce.eu, CVCE. URL consultato il 29 novembre 2014.
  30. ^ Annuario1985-2003 dell'Università di Pavia, su www-4.unipv.it. URL consultato l'11 gennaio 2014 (archiviato dall'url originale l'11 gennaio 2014).
  • Altiero Spinelli e Ernesto Rossi, Il manifesto di Ventotene, prefazione di Eugenio Colorni, Milano, Arnoldo Mondadori, 2006, ISBN 88-04-55792-3
  • Altiero Spinelli, Come ho tentato di diventare saggio, Il Mulino, 1999, ISBN 88-15-11094-1
  • Piero S. Graglia, Altiero Spinelli, Bologna, Il Mulino, 2008, pp. 635, ISBN 978-88-15-12162-2
  • Andrew Glencross & Alexander Trechsel (eds.), "EU Federalism and Constitutionalism. The legacy of Altiero Spinelli", Lexington Books, 2010
  • Umberto Morelli (a cura di), Altiero Spinelli: il pensiero e l’azione per la federazione europea, Milano, Giuffrè, 2010

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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Biografia
Documenti
Audiovisivi
Convegni


Predecessore Commissario europeo dell'Italia Successore
Edoardo Martino
Lionello Levi Sandri
1970 - 1976
con Franco Maria Malfatti fino al 1972, poi con Carlo Scarascia-Mugnozza
Carlo Scarascia-Mugnozza
Cesidio Guazzaroni
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