Guglielmo Raimondo V Moncada
Guglielmo Raimondo Moncada Esfonellar | |
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IV Conte di Adernò | |
In carica | 1452-1466 |
Investitura | 20 maggio 1454 |
Predecessore | Giovanni Moncada Alagona |
Successore | Giovanni Tommaso Moncada Sanseverino |
Trattamento | Don |
Altri titoli | Barone del Grano Uno sopra le salme, delle 80 onze annuali sulle entrate di Caltagirone, Signore di Augusta, di Centorbi, di Nicolosi e di Paternò. |
Nascita | 1380 circa |
Morte | 1466 |
Dinastia | Moncada di Sicilia |
Padre | Giovanni Moncada Alagona |
Madre | Andreana Esfonellar d'Aragona |
Coniugi | Diana Sanseverino Capece Bartolomea Colonna Romano |
Figli | Giovanni Tommaso (I)
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Religione | Cattolicesimo |
Guglielmo Raimondo Moncada Esfonellar | |
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Viceré di Sicilia | |
Durata mandato | 28 ottobre 1462 – 22 maggio 1463 |
Capo di Stato | Giovanni II d'Aragona |
Predecessore | Lope III Ximénez de Urrea y de Bardaixi |
Successore | Bernardo Requesens |
Dati generali | |
Suffisso onorifico | Don |
Guglielmo Raimondo Moncada Esfonellar, conte di Adernò (1380 ca. – 1466), è stato un nobile, politico e militare italiano del XV secolo.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Nacque agli inizi del XV secolo da Giovanni, conte di Adernò e da Andreana Esfonellar d'Aragona dei baroni di Avola. Nel 1451[1], sposò la nobildonna Diana Sanseverino Capece († ca. 1464) figlia di Tommaso conte di Marsico, da cui ebbe i figli Giovanni Tommaso e Andreana.[2]
Inviato giovanissimo dal Conte di Adernò suo padre a Napoli, dove ricevette educazione presso la corte del re Alfonso V d'Aragona detto il Magnanimo[3], fu al servizio di questi nella guerra di successione al trono del Regno napoletano dal 1435 al 1442.[3][4] Nel 1439, insieme con Raimondo de Boyl, trattò le condizioni della tregua con gli ambasciatori angioini a cui Re Alfonso dovette cedere Castelnuovo.[3] Nel 1442, quando ormai Alfonso aveva già vinto, partecipò alla battaglia di Sessano, sopra Carpinone, contro Antonio Caldora che fu fatto prigioniero.[3] L'anno successivo fu scelto come ambasciatore al re di Francia, Carlo VIII, per concordare le nozze del Duca di Calabria con una figlia del sovrano angioino.[3]
Il Re aragonese nel 1454 lo nominò Gran Camerlengo e Gran Giustiziere del Regno di Sicilia, e nel 1455, lo scelse come ambasciatore del regno siculo presso lo Stato Pontificio[5], dove era stato eletto nuovo capo della Chiesa cattolica il diplomatico valenciano Alfonso de Borgia Cabanilles - già al servizio di Alfonso V - che assunse il nome di papa Callisto III. Alla morte del padre, prese possesso dei titoli e i feudi da questi posseduti in quanto primogenito, di cui ricevette investitura il 20 maggio 1454.[6] In quello stesso anno, il Re Alfonso gli assegnò una rendita perpetua sui terraggi di Licata.[7] Nel 1456, il Moncada acquistò per 24.000 fiorini la terra demaniale di Paternò, nel Val Demone e confinante con la Contea di Adernò, di cui ebbe il mero e misto imperio e ne assunse la signoria.
Nel 1457, a capo di una galea partecipò alla spedizione contro la Repubblica di Genova.[3] Morto il Re Alfonso V, il Conte Guglielmo Raimondo concluse la sua attività diplomatica a Roma[8], poiché il suo successore, il fratello Giovanni II d'Aragona, nel 1458 lo nominò capitano generale delle armi del Regno, e, con privilegio dato in Barcellona il 3 gennaio 1460 ed esecutoriato a Catania il 24 novembre 1461, ebbe confermate tutte le concessioni fatte dal suo predecessore[6], che derivavano dalle entrate sopra i caricatori del Regno, di Caltagirone e di Piazza.[9] In seguito fu inviato nei territori del Regno di Napoli, dove gli fu data la carica di viceré della Valle Beneventana, del Principato Ultra e della Capitanata.[9]
Dal 1462, il Conte di Adernò fu presidente del Regno di Sicilia, nonché in seguito viceré dell'isola.[6] Morta la consorte Diana, nel 1465 sposò in seconde nozze Bartolomea Colonna Romano figlia di Giovanni barone di Montalbano, da cui non ebbe prole.[10] Morì nel 1466.
Onorificenze
[modifica | modifica wikitesto]Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Lengueglia, p. 432.
- ^ a b LINEA CATALANA (DE MONTCADA), su mariomoncadadimonforte.it. URL consultato il 4 agosto 2018.
- ^ a b c d e f MONCADA ALAGONA, Giovanni, su treccani.it. URL consultato il 4 agosto 2018.
- ^ Lengueglia, p. 407.
- ^ Lengueglia, p. 409.
- ^ a b c Spreti, p. 638.
- ^ Lengueglia, p. 414.
- ^ Lengueglia, p. 410.
- ^ a b Lengueglia, p. 413.
- ^ Lengueglia, p. 436.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- G. A. della Lengueglia, Ritratti della prosapia et heroi Moncadi nella Sicilia, vol. 1, Valenza, Sacco, 1657.
- F. M. Emanuele Gaetani, marchese di Villabianca, Della Sicilia nobile, vol. 1, Palermo, Stamperia de' Santi Apostoli, 1754.
- G. E. Di Blasi, Storia cronologica dei Viceré, Luogotenenti e Presidenti del Regno di Sicilia, Palermo, Pensante, 1867.
- G. Savasta, Memorie storiche della città di Paternò, Catania, Galati, 1905.
- V. Spreti, Enciclopedia storico-nobiliare italiana, vol. 5, Bologna, Forni, 1981.
Altri progetti
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